12.01.2024 - 19:07
L'avvocato Pasquale Cardillo Cupo
«Sono offeso per voi signor giudice, questo qui è un accattone che ci vuole mandare al macello, qui siamo solo dei tossici e questo ha il pm che lo imbocca». Parole di uno degli imputati al processo che riscostruisce una vasta rete di traffico di cocaina nel sud pontino tenuta in piedi da fornitori legati alla criminalità organizzata e per questo sostenuto dal Dda di Roma. Gianfranco Simeone, comparso in aula a piede libero, ha improvvisamente chiesto di fare spontanee dichiarazioni mentre era in corso l'escussione del pentito Giuseppe Basco, in videocollegamento da località protetta. Simeone una volta ottenuto di poter parlare ha lanciato pesanti accuse di discredito nei confronti del collaboratore di giustizia e, alla fine, anche al sostituto procuratore Francesco Gualtieri che stava procedendo all'escussione del teste. Simeone è stato allontanato dall'aula su disposizione del presidente Marco Gioia che ha anche messo al verbale le frasi riferite al pubblico ministero.
E' stata la fase più calda della lunga udienza di ieri ma non l'unico passaggio inquietante. Infatti nel successivo controesame della difesa è stato il pentito Giuseppe Basco a pronunciare parole pesanti in risposta alle domande dell'avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che difende i due principali imputati, ossia Carmina Fustolo e il marito di questa Italo Ausiello. Il difensore aveva chiesto a Basco di indicare l'abitazione di un altro imputato poiché era emerso che i due si frequentavano assiduamente. Il collaboratore prima ha detto di non ricordare l'indirizzo ma poi ha aggiunto «...so molto bene dove sta il suo studio, avvocato!». Non mi faccio certo intimidire» ha detto il legale a margine dell'udienza, che, anche al netto dei due episodi gravi, resta un tassello fondamentale del processo dove vanno emergendo profondi legami tra diverse fazioni della criminalità organizzata. Ieri Basco ha confermato che Carmina Fustolo gestiva un notevolissimo giro di spaccio, specie dopo l'arresto del marito, e che aveva un debito consistente con Emanuele Tornincasa, definito un broker di cocaina purissima; questi secondo la testimonianza con Gustavo Bardellino «controllano la zona, ciascuno per proprio conto senza toccarsi». In questo contesto però ogni tanto poteva spuntare un fornitore diverso come è accaduto quando, sempre secondo quanto riferito dal pentito, Carmina Fustolo ha deciso di rivolgersi ad un autotrasportatore di Fondi in grado di venderle un chilo di cocaina per 26mila euro, prezzo al ribasso «per aiutarla» ma all'insaputa di Tornincasa.
Nel corso della deposizione del pentito è emerso dunque una sorta di sistema equilibrato in cui gli approvvigionamenti di cocaina e altri stupefacenti arrivavano alla commerciante di Formia, Carmina Fustolo, per il tramite di Basco che era il «contatto» con Tornincasa. Tuttavia esistevano canali alternativi ma rischiosi, come quello di un altro broker, denominato «Melone», capace di procurare partite di cocaina da autotrasportatori di Fondi ma il tutto all'insaputa di Tornincasa. Tra le figure di spicco citate dal pentito e già inserite nei verbali quelle di Enrico De Meo e Ivan Calenzo, che nella vita conducono le ambulanze. Soprattutto De Meo, secondo quanto emerso ieri in aula, era preoccupato da una possibile rottura degli equilibri e in particolare da azioni che potessero disturbare la posizione di dominio di Gustavo Bardellino (non imputato in questo processo). L'udienza è stata aggiornata al prossimo 15 febbraio.
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