Il caso
16.01.2024 - 09:11
«E' stato un incubo. Le fiamme quando le abbiamo viste erano altissime, arrivavano al primo piano, era una scena impressionante». E' questa una parte della deposizione di Maria Grazia Ciolfi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle del Comune di Latina, vittima nel settembre del 2019 di un attentato incendiario all'auto utilizzata dal marito. Ieri si è svolto il processo nei confronti dell'esecutore materiale dell'incendio. «Da quel giorno è iniziata l'angoscia».
«Non sapendo chi potesse avercela con noi a casa abbiamo pensato a tutto». L'incendio - come ipotizzato in un primo momento - non era stato accidentale.
Dietro c'era qualcosa di grave. «Eravamo a letto e abbiamo sentito uno scoppio, siamo scesi ed era impressionante quello che abbiamo visto. Dopo che sono state spente le fiamme siamo andati a dormire, ci avevano detto che l'incendio era accidentale e non doloso ma i nostri vicini di casa che hanno delle telecamere, quando hanno rivisto il filmato ci hanno detto che non era così. E mi creda - dice rivolgendosi al magistrato - è stato terribile».
Le indagini sono state condotte dai Carabinieri, la svolta nel 2020 con l'arresto del mandante (che ha patteggiato la pena di un anno e sei mesi) e dell'esecutore. Il movente è uno: l'azione puntava a condizionare l'attività della consigliera che, all'epoca dei fatti, aveva la delega per la la Marina. Il processo riprende il 3 luglio.
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