Giudiziaria
06.02.2024 - 09:30
Indizi insufficienti, solo elementi circostanziali, gli addebiti a carico di Mario Stradaioli cancellati dall'assoluzione, erano già caduti al Riesame che ha deciso, su ricorso dell'avvocato Renato Archidiacono, di annullare la misura cautelare che lo aveva colpito perché finito in una vasta inchiesta su corruzione e appalti truccati che coinvolto le province di Roma, Napoli, Caserta, Latina, Viterbo, Grosseto, Chieti e Ravenna. L'imprenditore pontino era uno dei destinatari della ordinanza applicativa di custodia cautelare per 14 soggetti arrestati, 10 ordinanze di applicazione dell'obbligo di dimora e 15 avvisi di conclusione delle indagini preliminari. L'ordinanza era stata firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri, Gisberto Muscolo e venne eseguita il 19 aprile dai militari del Comando Compagnia Carabinieri – Polizia Militare A.M. – di Roma Ciampino.
I reati contestati agli indagati erano turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per l'esercizio della funzione e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Stradaioli venne chiamato in causa da alcune intercettazioni disposte dagli inquirenti sui telefoni del capitano Loredana Pantalone, direttore dei lavori per un intervento presso l'aeroporto militare di Vigna di Valle, quello che si trova nei pressi del Museo dell'Aeronautica del lago di Bracciano, e un tenete sottoposto, assistente di cantiere in cui si parla della fornitura di cemento da parte della Stradaioli Calcestruzzi, e si sottolinea che si tratta di cemento troppo umido. L'ipotesi di reato è frode nelle forniture pubbliche. La fornitura prevedeva un corrispettivo non per i metri cubi forniti, ma per le tonnellate fornite. Nella telefonata che lo avrebbe incastrato e a cui lui non partecipa, due indagati parlano di un carico giunto a Vigna di Valle e viene adombrato il sospetto che il cemento fosse stato inumidito ben oltre i livelli di tolleranza, per poter pesare di più. A fronte di tali sospetti, il Gip aveva ritenuto l'inerzia dei due responsabili di cantiere, una mancanza in grado di favorire l'ingiusto profitto dell'imprenditore, e li ha indagati tutti e tre. Il Pm però, anche a fronte delle successive decisioni del Riesame che ha in parte ridimensionato l'impianto accusatorio - cancellando ad esempio l'obbligo di dimora per Stradaioli - ha deciso di presentare una lunga richiesta di archiviazione a fronte di «un quadro indiziario non adeguatamente riscontrato», «non in grado di superare il vaglio dibattimentale».
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