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Il fatto

Appropriazione indebita con il latte, arriva la condanna

Pena di quattro mesi nei confronti di un ex agente della Granarolo imputato anche per il reato di truffa

Appropriazione indebita con il latte, arriva la condanna

Si conosceranno tra sessanta giorni le motivazioni della sentenza per la truffa e l'appropriazione indebita con il latte Granarolo che vedeva sul banco degli imputati A.T., queste le sue iniziali, un ex agente di rappresentanza dell'azienda casearia emiliana parte offesa nel procedimento. Il giudice onorario Stefano Nicolucci, ha assolto l'uomo dal reato di truffa e lo ha condannato per il reato di appropriazione indebita alla pena di quattro mesi. Nel corso della requisitoria il pm aveva ricostruito i fatti e chiesto la condanna a un anno. Alla fine dopo la camera di consiglio il giudice ha emesso la sentenza. L'ammanco - secondo l'accusa ipotizzata - ammontava ad oltre 100mila euro. In base a quanto ipotizzato l'uomo con la scusa del caffè distraeva i dipendenti del supermercato e segnava dei colli diversi di latte rispetto alla fornitura. I fatti contestati si sono sviluppati in un preciso arco temporale: dal primo gennaio del 2015 al 31 agosto del 2016. Secondo la ricostruzione degli investigatori l'ammanco è relativo alla differenza tra le vendite e gli acquisti del latte Granarolo. In base ai riscontri raccolti, la truffa ammontava ad oltre 100mila euro mentre per l'appropriazione indebita l'importo era di 11mila euro. L'agente di rappresentanza scaricava i colli di latte in due punti vendita tra cui uno che si trova nel capoluogo pontino. In quella circostanza approfittava della confusione per distrarre il personale come ha osservato la Procura: «Si è procurato un ingiusto profitto derivante dalle forniture di latte con marchio diverso da quello Granarolo effettivamente riportato nelle bolle e nelle fatture, acquistato quindi ad un prezzo superiore rispetto a quello per la vendita, provocando alle persone offese un danno patrimoniale rilevante» aveva ipotizzato il pubblico ministero Luigia Spinelli, titolare dell'inchiesta. In un caso il danno - in base a quanto accertato - sarebbe pari a 55mila euro, mentre per l'altro punto vendita è di 81mila euro. Scontato che una volta che saranno depositate le motivazioni della sentenza, la difesa presenterà ricorso davanti ai giudici della Corte d'Appello. La società con cui l'imputato aveva il rapporto professionale, aveva deciso per questo motivo di risolvere il contratto nel 2017. Sono tre le parti offese, i due punti vendita assistiti dall'avvocato Francesco Di Ciollo e la Granarolo che figura come responsabile civile, rappresentata dall'avvocato Lamberto Carraro.

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