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Il processo

Omicidio Muratovic, la fidanzata: «Accoltellato da due mani diverse»

Nove ore di testimonianze caratterizzate da una forte carica emotiva ieri in Tribunale per l'omicidio di Leonardo

Omicidio Muratovic, la fidanzata: «Accoltellato da due mani diverse»

Un'udienza carica di emozioni, di sofferenza e dolore, ma anche di forza e coraggio quella che ha visto ieri testimoniare in aula la fidanzata di Leonardo Muratovic, il giovane apriliano accoltellato a morte ad Anzio al termine di una lite che lo ha visto accerchiato e picchiato da più soggetti, almeno sette, all'esterno del Bodeguita sul litorale di Anzio. La ragazza, ascoltata come prima dei tre testimoni che dalle 9 alle 18 e un quarto hanno parlato nell'aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone - ha ricostruito quella maledetta serata. Da quando hanno incontrato alcuni amici per raggiungere il locale sul mare, alla prima lite tra Leonardo e i tre imputati, uno dei quali «lo ha preso per la barba». Imputati per l'omicidio sono i fratelli Edrissi, Adam e Ahmed (22 e 27 anni), e Amor Hadj Osema (29 anni). Adam, al momento dell'arresto, si sarebbe accollato la responsabilità del colpo letale. Ma in aula la fidanzata di Leonardo ha riferito che a colpirlo con i coltelli, sono stati almeno due.
Dopo la prima lite infatti, la vittima e i suoi amici sono stati allontanati dal locale ad opera dei buttafuori. Con grosse difficoltà per il dolore la ragazza ha quindi descritto gli attimi dell'aggressione all'esterno del locale. Leonardo accerchiato da sette persone, almeno, pugni e calci. Poi due mani che brandivano entrambe un coltello che lo hanno colpito. Due mani diverse.
Il ragazzo si è accasciato contro un auto e in qualche istante è crollato a terra mentre intorno fu un fuggi fuggi e un continuo chiedere aiuto. Tra i primi a soccorrere e ad intervenire, è uno dei buttafuori, uno di quelli che aveva "invitato Leonardo" ad uscire. Ed è lui a parlare come secondo testimone. Dopo è toccato ad una amica della vittima, che aveva raggiunto Anzio con lui e la fidanzata.
Racconti e ricordi che la famiglia di Leonardo, tutti presenti in aula rappresentati dagli avvocati Francesco Mercadante e Potini), ha ascoltato con una certa compostezza. Lo hanno da subito: «Non mancheremo mai. Vogliamo giustizia, non vendetta, ma una pena certa perché nostro figlio è stato ucciso in mezzo alla strada e qualcuno deve rispondere di questo. Vigileremo anche sul fatto che nessuno provi a infangarne il nome, il processo è ai suoi aguzzini, non a lui».
L'udienza terminata poco dopo le 18, è stata quindi aggiornata la prossimo 19 aprile.

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