Il processo
11.03.2024 - 19:50
Chiesti due ergastoli e due condanne a 30 anni oggi in Tribunale a Latina dalla pubblica accusa nel processo per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso nel corso della guerra criminale la sera del 25 gennaio del 2010 nel suo appartamento di Largo Cesti a Latina. In aula nel corso di una requisitoria durata oltre quattro ore - davanti alla Corte d' Assise presieduta dal giudice Gian Luca Soana - hanno parlato i pubblici ministeri Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri della Dda. Hanno ripercorso, durante una analitica ricostruzione, gli equilibri criminali di quel periodo storico a Latina, la pianificazione dell'omicidio scattata dopo l'attentato a Carmine Ciarelli e i ruoli degli imputati. Chiesto l'ergastolo nei confronti di Simone Grenga, considerato il presunto esecutore materiale dell'omicidio e per Ferdinando Ciarelli detto Macù che come ha detto in aula l'accusa ha: <coordinato il gruppo ad agire>. L'omicidio - hanno ribadito gli inquirenti - serviva per rafforzare il potere delle famiglie rom a Latina ed è stata la risposta immediata e rapida al tentato omicidio nei confronti di Carmine Ciarelli, avvenuto la mattina stessa in via del Pantanaccio a Latina quando era stato ferito da sette colpi di pistola. Il reato ipotizzato è quello di omicidio volontario premeditato con l'aggravante delle modalità mafiose. Le indagini della Squadra Mobile avevano portato nel 2021 all'esecuzione delle misure restrittive.
<La finalità dell'omicidio Moro è quella di affermare la supremazia con la minaccia, è un messaggio chiaro - hanno aggiunto i pm - perchè Moro era ritenuto il responsabile dell'agguato a Ciarelli>.
. La Dda ha contestato la premeditazione. <E' stata una azione rapida e organizzata con uomini e mezzi>. Oltre alle due richieste dell'ergastolo, i pm hanno chiesto la pena di 30 anni per Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando Pupetto Di Silvio. I magistrati in aula hanno preso in esame le dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia: da Agostino Riccardo, a Renato Pugliese, fino ad Andrea Pradissitto, anche lui presente sulla scena del crimine la sera del 25 gennaio, colpito nel corso delle indagini dalla misura restrittiva e che ha scelto di collaborare. <Le sue dichiarazioni - hanno sostenuto i magistrati - sono attendibili, dice la verità perchè in quel momento era nel clan>. La Dda ha chiesto infine di inviare gli atti in Procura per falsa testimonianza in merito alle dichiarazioni rilasciate nel corso del processo da Costantino Cha Cha Di Silvio, Angelo Travali e Giuseppe Pasquale Di Silvio.
Dopo la lunga requisitoria della difesa, la parola è passata al collegio difensivo composto dagli avvocati Italo Montini, Alessandro Farau, Marco Nardecchia, Emilio Siviero. Il 25 marzo si va avanti con le arringhe e a seguire è prevista la camera di consiglio e la sentenza.
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