Il caso
30.03.2024 - 10:00
Forse era concreta l'illusione che la soluzione fosse a portata di mano o magari doveva essere una manovra pensata per dare un'accelerata alle procedure amministrative in atto, ma si sta rivelando del tutto infondata la diffusione dei manifesti che pubblicizzano l'apertura di uno dei supermercati del nuovo centro commerciale all'angolo tra via del Lido e la strada statale Pontina. In poche parole l'inaugurazione del discount non avverrà il 4 aprile, vale a dire il prossimo giovedì, come annunciato nei giorni scorsi. Certo, la responsabilità ricade prima di tutto su chi ha promosso il progetto di variante con una serie di violazioni evidenti delle norme edilizie e urbanistiche, e poi su chi ha assecondato gli interessi del privato senza imporre le procedure previste dalle norme, ma lo stallo del megastore sta ricadendo soprattutto sulle sorti dei circa 120 lavoratori assunti finora, che rischiano di perdere il posto vista la scadenza ormai prossima di molti contratti. Le aziende coinvolte stanno cercando di ricollocare i dipendenti negli altri punti vendita dei rispettivi gruppi, ma non è un'operazione semplice e tra i dipendenti fermi c'è persino chi ha rifiutato opportunità lavorative altrove per accettare un posto in uno di quei negozi. Dal canto suo l'attuale amministrazione comunale sta cercando di rimediare ai danni fatti da chi li ha preceduti e non ha vigilato sui tecnici che hanno asseverato gli errori progettuali, o peggio ha conferito l'indirizzo politico di quello che ora appare come un rebus di difficile risoluzione.
A bloccare l'avvio del centro commerciale attualmente è la procedura di autorizzazione dei passi carrabili. Se infatti il Comune sta risolvendo i problemi che impedivano l'utilizzo degli accessi su via del Lido, per quanto riguarda via Ferrazza, la complanare della strada Pontina, manca ancora l'ok dell'Anas. Un rallentamento dovuto al fatto che il gestore della viabilità statale non era stato chiamato in causa in fase di valutazione del progetto, con colpe equamente distribuite tra il privato che ha chiesto e ottenuto l'approvazione del progetto, e gli amministratori comunali che hanno assecondato quelle richieste. Basti pensare che, come osservato anche dagli inquirenti nell'ambito dell'inchiesta avviata per fare chiarezza sulle procedure dubbie della variante, il complesso doveva essere trattato come un centro commerciale, invece è stato autorizzato dal Servizio Attività Produttive col rilascio di tre licenze edilizie diverse per altrettante medie strutture di vendita. Come se i due supermercati e il fast food realizzati fossero ciascuno indipendente all'interno della proprietà, senza tenere conto dei servizi comuni. Questo ha comportato che ciascuno degli uffici comunali coinvolti ha valutato in autonomia ogni aspetto del progetto, senza dialogare in maniera organica come sarebbe successo con l'indizione di una conferenza dei servizi.
E soprattutto il progetto non è stato sottoposto alla valutazione della Regione con la procedura prevista per i centri commerciali. Ciò ha prodotto vantaggi concreti per i proprietari, ossia tempi più brevi di approvazione e minori incombenze, a partire dai minori costi degli oneri di costruzione, fino ad arrivare a una quota minore di servizi comuni. Da parte del Comune ci si aspettava un procedimento di valutazione del caso con tecnici terzi, per sapere se questi e gli altri aspetti che riguardano gli illeciti ravvisati dall'autorità giudiziaria possano incidere sulla conformità urbanistica del centro commerciale, ma le scelte future in merito dipendono prevalentemente dal contenuto della motivazione, attesa per le prossime settimane, con la quale i giudici del Riesame hanno annullato il sequestro preventivo disposto dal giudice per l'indagine preliminare nell'ambito dell'inchiesta bis della Procura.
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