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Il fatto

Caso Castriota, contestata un'omessa denuncia per furto

Tra le parti offese oltre al Ministero della Giustizia anche l'Agenzia delle Entrate e l'imprenditore che ha denunciato tutto

Caso Castriota, contestata un'omessa denuncia per furto

Spunta un'omessa denuncia all'autorità giudiziaria per il reato di furto commesso da un professionista ai danni di una società amministrata nell'ambito di una procedura di un fallimento. Questo episodio - contestato nell'avviso di conclusione indagini - risale al 14 novembre del 2022. E' ipotizzato nei confronti dell'ex giudice Giorgia Castriota. In qualità di giudice e quindi di pubblico ufficiale - secondo quanto sostiene la Procura di Perugia - nella procedura di amministrazione giudiziaria relativa a delle quote di una società, il magistrato non avrebbe presentato una denuncia.

La procedura era oggetto di un decreto di sequestro. E' questo l'ultimo risvolto dell'inchiesta della Guardia di Finanza di Perugia che aveva portato il 20 aprile del 2023 ad un terremoto in Tribunale a Latina: l'arresto del giudice Giorgia Castriota, in servizio all'ufficio gip-gup, e di Silvano Ferraro e Stefania Vitto, accusati a vario titolo di corruzione. Gli indagati sono tutti in libertà. Tra le parti offese nell'inchiesta figurano, oltre che al Ministero della Giustizia, anche l'Agenzia delle Entrate e Fabrizio Coscione, l'imprenditore che aveva presentato una denuncia da cui poi è partita l'inchiesta.

Sono in tutto quattro gli indagati nei cui confronti è stato notificato l'avviso di conclusione indagini. Secondo quanto contestato dal pubblico ministero Gennaro Iannarone e dal Procuratore Capo Raffaele Cantone, allo scopo di conseguire il proprio profitto, il giudice ha nominato amministratore giudiziario Stefano Evangelista, il quale a sua volta veniva indotto a nominare coadiutore giudiziario Silvano Ferraro che all'epoca dei fatti aveva una relazione sentimentale con il magistrato. Gli investigatori hanno sostenuto che sempre Evangelista affidava incarichi di rappresentante legale e amministratore a Stefania Vitto, imprenditrice nel settore del pet food.

«Avrebbe direttamente nominato e agevolato il conferimento degli incarichi a persone con cui intratteneva rapporti personali consolidati», avevano messo in luce gli inquirenti per contestualizzare le condotte del giudice. Le accuse ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti responsabili sono: corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità oltre a quella di omessa denuncia nei confronti dell'ex gip. Quando erano state emesse le ordinanze, il giudice di Perugia Natalia Giubilei aveva disposto la misura restrittiva del carcere sia per la collega Castriota che per il commercialista Ferraro, mentre per la Vitto erano stati disposti gli arresti domiciliari.

L'11 maggio del 2023, il giudice Castriota e Ferraro avevano ottenuto gli arresti domiciliari disposti dal Tribunale del Riesame, in un secondo momento lo scorso luglio erano tornati in libertà. Nel corso degli interrogatori gli indagati avevano respinto gli addebiti contestati nell'ordinanza di custodia cautelare, ribadendo di essere estranei alle accuse di corruzione e alle altre ipotesi di reato. Adesso l'inchiesta è chiusa.

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