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Il fatto

Bancarotta, rinviato tra un anno il processo per Tripodi

Slitta ad aprile del 2025 la sentenza per il consigliere regionale. I fatti nel 2011

Bancarotta, rinviato tra un anno il processo per Tripodi

Ci vorrà un anno per la sentenza. Slitta ancora il processo che vede imputato il consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Tripodi, ritenuto il presunto responsabile del reato di bancarotta. Oltre a lui sono imputate altre due persone, gli imprenditori Fabrizio e Raffaele Santoro. Ieri alle 12,30 era fissata la chiusura del dibattimento, la discussione del processo e quindi era prevista la sentenza ma il secondo Collegio penale del Tribunale  ha disposto un rinvio. L'udienza era piena di altri procedimenti: vi era un eccessivo numero di processi nel ruolino e così in aula si torna il 15 aprile del 2025 alle ore 9. I termini di prescrizione non sono sospesi. Il processo arriva da altri due rinvii e il penultimo risale allo scorso novembre: in quella circostanza un imputato aveva revocato l'incarico al suo legale ed era stato nominato un altro avvocato che aveva chiesto i termini a difesa. Quel giorno era stato disposto un rinvio a marzo e infine un altro all'udienza di ieri. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura, l'esponente politico è accusato in qualità di legale rappresentante di una società che si occupava di gestione di una cava, di aver sottratto nel 2014 un furgone Iveco e un autocarro Iveco, in concorso con un imprenditore. I fatti contestati sono avvenuti il 18 novembre del 2011. La società finita al centro dell'inchiesta della Procura, era stata dichiarata fallita dal Tribunale. Il rinvio a giudizio era stato disposto dal giudice per l'udienza preliminare Giuseppe Cario e risale al giugno del 2016.
La prima udienza dibattimentale era fissata per il 17 gennaio del 2017. Erano state queste le tappe del procedimento fino alle ultime udienze: da maggio (quando era prevista la discussione poi rinviata) al novembre 2023 e infine marzo e aprile 2024. Nel corso del dibattimento le difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Renato Archidiacono e Silvia Siciliano, avevano prodotto documenti con cui vogliono dimostrare invece il pagamento dei mezzi che secondo l'accusa sarebbero stati sottratti alla società. Tra un anno è prevista la sentenza

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