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Mafia apriliana, Patrizio Forniti: il capo indiscusso

La mafia apriliana è nata attorno alla sua evoluzione. Principi diceva di lui: «Cattivo per dire cattivo, sta con i Calabresi»

Mafia apriliana, Patrizio Forniti: il capo indiscusso

Il territorio apriliano è inquinato dagli affari di famiglie influenti di ‘ndrangheta e camorra, più o meno predominanti nel tessuto economico, ma è stato capace di esprimere una mafia autoctona che va collocata al vertice della criminalità nell’area nord della provincia. Un fenomeno che ruota attorno all’ascesa di Patrizio Forniti, il bandito comune che ha saputo elevarsi agendo con ferocia e determinazione, sia negli ambienti della malavita che nella società civile.

Una scalata peculiare di ogni organizzazione mafiosa che si rispetti. Del resto se il business primario era e continuava a essere, ancora oggi, il traffico di droga attraverso la movimentazione di quantità ingenti di cocaina, hascisc e marijuana, fino a rappresentare un canale di approvvigionamento di riferimento tra le province di Latina e Roma, poi gli affari erano stati moltiplicati investendo i ricavi illeciti nelle aziende gestite da una serie di imprenditori amici, alcuni di estrazione criminale e per questo capaci di affiancare o addirittura rimpiazzare Forniti, come nei periodi di detenzione. Il salto di qualità era stato raggiunto però attraverso l’alleanza col calabrese Gangemi, che a sua volta ha saputo conferire, all’organizzazione criminale apriliana, un’ulteriore evoluzione attraverso l’usura e l’estorsione, praticate ai danni delle imprese in difficoltà che si rivolgevano al sodalizio di Forniti in cerca di aiuto, come per ampliare i propri affari.

Irrinunciabile, quindi, il legame con la politica, per agevolare le imprese amiche e affermare il controllo assoluto del territorio apriliano. Tant’è vero che sono le parole dell’attuale primo cittadino Lanfranco Principi, intercettato il 25 giugno 2019 in una conversazione con un commerciante, quando era vice sindaco e assessore, a descrivere in maniera calzante la figura di Patrizio Forniti, nell’ambito della vicenda sulla costituzione di parte civile del Comune nel processo a carico suo e di Gangemi: «...Poi quando arriva a Patrizio Forniti dice “ma chi è questo?”, gli ho detto “ehi, fermati...” gli ho detto “stai buono, non ti inventare un cazzo”, ho detto “è il Capo dei Capi” gli ho detto io...». Insomma, agevolando gli interessi dell’organizzazione criminale, Principi è consapevole dello spessore di Forniti e in un’altra conversazione, intercettata il 9 luglio successivo, mentre parlava con un consigliere comunale presidente di commissione, l’allora vice sindaco utilizzava le medesime parole della volta precedente: «...l’ultimo che ti ho detto è il Capo dei Capi, ma è cattivo, cattivo per dire cattivo» poi rispondendo all’interlocutore che gli chiede se fosse calabrese, l’attuale sindaco puntualizza: «No, non è Calabrese, sta con i Calabresi».
Valutando quindi la posizione di Forniti, il giudice non ha dubbi, è «il capo assoluto riconosciuto non solo dall’interno dell’organizzazione, ma anche all’esterno» continuando persino a controllare, oltre che a finanziare, i traffici di droga, affidati nella logistica al genero.

I rapporti con le altre organizzazioni criminali, sia quelle dei territori confinanti del litorale romano che le famiglie mafiose presenti su Aprilia, Patrizio Forniti li gestiva insieme a Luca De Luca, numero due dell’organizzazione, un uomo di strada che a differenza sua ha saputo elevarsi al ruolo di imprenditore con importanti affari nella macellazione e commercializzazione della carne in tutta Europa.
La città era nelle loro mani.

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