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Il caso

Un’asta con ombre di riciclaggio

L’assurda storia di una donna di Formia cui hanno estorto la vendita della casa sulla quale fu appoggiato un mutuo impossibile

Un’asta con ombre di riciclaggio

A settembre presso il Tribunale di Cassino è fissata l’asta per la vendita di una villa di Formia che è al centro di cartolarizzazioni di società per cui sta indagando la Procura della Repubblica di Milano. Tutto è iniziato la notte del 17marzo 2004 quando si sono presentati a casa della signora F.P., una villa del quartiere San Remigio, che è indubbiamente la zona residenziale più prestigiosa della città, due persone della provincia di Caserta, C.A. e C.R., che pretendevano dal marito della donna un’ingente somma di denaro per delle presunte attività commerciali da loro commissionate. Quella notte non è stata sicuramente piacevole per la famiglia della signora F.P. in quanto queste due persone, alla presenza della donna, della madre di lei e di un’amica di quest’ultima, minacciarono il marito, facendo riferimento all’incolumità dei loro figli, e facendo riferimento alla villa, dissero che l’avrebbero fatta crollare come «le torri gemelle». La signora F.P., intimidita dai rischi che avrebbero potuto correre i figli e la proprietà, accettò, insieme al marito, la richiesta avanzata dai due uomini e consistente nella cessione della propria villa in favore di questi ultimi e delle loro mogli. E sempre sotto costante minaccia e controllo da parte dei due, la signora F.P. è stata costretta a recarsi insieme al marito presso un notaio di Caserta, il quale ha stipulato un rogito di compravendita con cui l’immobile di Formia è stato ceduto, ovviamente senza alcuna corresponsione reale del prezzo, in favore dei due uomini e delle rispettive consorti.

La vittima, una volta ripresasi dallo stato di terrore che l’aveva portata a trasferire ingiustamente la sua villa di Formia, ha presentato una denuncia per estorsione alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e ha dato mandato ad un professionista locale di promuovere una causa civile con cui far annullare l’atto di compravendita per vizio del consenso.
Il procedimento penale per estorsione avviato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere si è concluso con archiviazione, in quanto non furono acquisiti elementi certi dell’estorsione denunciata, ma il Tribunale di Latina, davanti al quale la donna aveva proposto la causa civile, ha accolto quanto denunciato annullando il rogito di compravendita e riconoscendo in sede civile la consumata estorsione, disconosciuta invece per mancanza di prove certe dalla Procura sammaritana. Ma non era ancora finita: infatti la signora, nel trascrivere la sentenza presso la conservatoria dei registri immobiliari, ha scoperto che, per un errore commesso dal professionista, poi citato in causa per colpa professionale, che l’aveva difesa nel giudizio civile consistente nel non aver trascritto la domanda di annullamento dell’ atto presso la conservatoria, quelle persone che l’avevano costretta vendere la sua casa avevano contratto alcuni debiti, per i quali l’immobile, prima della sentenza civile del Tribunale di Latina, era stato pignorato. Tra questi debiti vi era anche il residuo di un mutuo ottenuto dagli aguzzini della donna, i quali avevano messo a garanzia proprio la villa che era stata ingiustamente sottratta con le minacce. E’ possibile che i due estorsori, quando hanno avuto forse la percezione di perdere l’immobile con la causa civile, lo abbiano utilizzato per ottenere tramite un mutuo la somma di 450mila euro accollandosi il pagamento di una rata mensile ingente di 5000 euro.

In effetti, anche la concessione del mutuo da parte di una banca marchigiana avente sede a Napoli è avvenuta, come accertato da un consulente contabile nominato dalla donna, in modo assolutamente anomalo. Il notaio di Caserta che ha vistato il mutuo, per una strana coincidenza, è stato lo stesso che aveva stipulato l’atto di compravendita poi annullato e il mutuo è stato concesso dalla banca senza che fosse mai stato eseguito un sopralluogo sull’immobile e senza che neppure vi fossero le condizioni di merito creditizio richieste dalla Banca d’Italia.

Quindi, la donna, avendo trovato la propria casa all’asta per debiti che non erano i suoi, bensì, paradossalmente, dei suoi aguzzini, ha avviato numerose azioni civili e penali con gli avvocati Arnaldo Faiola, Nicola Campana, Ferdinando Iazzetta per bloccare e impedire la vendita all’incanto.

Purtroppo, la questione più ostica e intricata, per cui sono stati promossi e sono tuttora in corso numerosi giudizi civili dinanzi al Tribunale di Cassino per bloccare la vendita della villa all’asta, è che la banca che aveva concesso il mutuo agli aguzzini della donna lo ha ceduto a sua volta, il 20.7.2018, per l’importo rimasto insoluto e pari a oltre 400.000 euro. Il cessionario del mutuo risulta essere la Maior SPV srl, intervenuta nel 2018 nella procedura di esecuzione del Tribunale di Cassino subentrando all’istituto di credito marchigiano. Ora, quella che da principio poteva apparire come una normale cessione di credito tra un istituto bancario e una società, la Maior SPV srl, operante nel settore finanziario è divenuta nel corso dei giudizi civili promossi dalla F.P. un vero e proprio “giallo”. Infatti è stato chiesto di produrre il contratto di cessione di credito intercorso ma quel contratto di cessione del credito non è stato mai prodotto, così da far sorgere sospetti sulla effettività della cessione medesima. Sospetti che hanno portato la Procura della Repubblica di Milano ad indagare recentemente proprio sulle società del gruppo SPV di cui fa parte la Maior. L’ipotesi investigativa (per ora solo all’inizio) ritiene che dietro queste società vi siano speculatori anonimi o grandi organizzazioni criminali che riciclano enormi proventi del narcotraffico. L’indagine del pubblico mistero milanese, Francesca Crupi, a cui la F.P. si sta rivolgendo tramite l’avvocato Luca Scipione, sta proprio indagando sulla legittimità delle attività di cessione di credito svolte del gruppo SPV, atteso che i debiti “cartolarizzati” vengono, secondo l’ipotesi di indagine seguita, impacchettati e venduti proprio durante la fase delle aste giudiziarie che la Procura milanese sospetta essere canali di riciclaggio. La signora di Formia beffata, a fronte dei sospetti che riguardano la cessione di credito che sta portando avanti la procedura esecutiva per cui la propria villa è all’asta, dice di voler «andare fino in fondo a questa storia che la perseguita da anni» e, convinta della illegittimità della cessione di credito, sta chiedendo al pubblico ministero milanese di sequestrare tutti gli atti della procedura esecutiva, così da impedire che la villa, a causa di una cessione di credito che potrebbe nascondere altre attività poco lecite, venga venduta al pubblico incanto.

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