Cerca

Il fatto

Ipotizzato un attacco alle forze dell’ordine, l’altro retroscena del caso Lenola

Negli atti della Procura si fa riferimento anche ad una «reazione» alle indagini sull’auto bruciata al sindaco a settembre 2023

Ipotizzato un attacco alle forze dell’ordine, l’altro retroscena del caso Lenola

C’è dell’altro e di molto grave nelle contestazioni fin qui note a carico di Vincenzo Zizzo e Pasquale Spirito a latere della vicenda dell’auto incendiata per condizionare il sindaco di Lenola e quindi l’amministrazione pubblica. Infatti a Zizzo viene attribuita una potenziale azione contro le forze dell’ordine.

In specie il giudice delle indagini preliminari nel motivare la custodia cautelare del commerciante di Lenola, scrive: «... appare quasi superfluo motivare sulle esigenze cautelari e sulla necessità ed indispensabiltà della misura custodiale in carcere per un soggetto come lo Zizzo Vincenzo che, unitamente a Spirito Pasquale pensa di eseguire atti intimidatori contro personale delle forze dell’ordine che ha lavorato nella presente indagine, colpevole di aver interferito nelle attività illecite e di aver indagato in ordine all’incendio del sindaco Magnafico». Che qualcosa di particolarmente grave ruotasse attorno alla storia dell’auto incendiata lo si era capito nei mesi immediatamente successivi, quando sono state attuate discrete ma stringenti misure di protezione sul sindaco ed è stato potenziato il cordone dei controlli nelle attività pubbliche del paese.

Come si sa, nel corso dell’interrogatorio di garanzia Zizzo, assistito dal suo legale, l’avvocato Giulio Mastrbattista, avrebbe ridimensionato l’intera vicenda riconducendo le affermazioni intercettate come dichiarazioni di puro stampo politico, insomma una forma di opposizione che mai si sarebbe tradotta in violenza vera e propria.

Inoltre sia Zizzo che Spirito hanno detto di essere estranei all’incendio dell’auto. In effetti a Vincenzo Zizzo non viene contestato il gesto materiale dell’incendio, bensì il fatto di essere stato il mandante, come si deduce dagli audio intercettati il 16 settembre quando l’indagato fece un sopralluogo nel quartiere in cui era stata bruciata l’auto della vicina di casa del sindaco, perché gli autori del gesto intimidatorio si erano sbagliato.

E infatti la macchina «giusta», quella del primo cittadino è andata distrutta sempre con incendio doloso tre giorni dopo con le medesime modalità. Al momento non è stato possibile risalire a chi ha effettivamente appiccato il fuoco, per quanto un parente del sindaco Fernando Magnafico, la sera del 19 settembre 2023 ha assistito in diretta ai movimenti di un giovane attorno all’automobile e alla fuga in motorino in direzione Valle Bernardo. Il ragazzo però aveva il volto coperto da un cappuccio e quindi non è stato identificato né allora né tuttora. Dai tracciati telefonici non sono emersi messaggi o telefonate di «incarico» del blitz e quindi per ora è stato soltanto contestato il reato a quello che, secondo la Procura, fu il committente dell’atto «punitivo» verso Magnafico.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione