Il fatto
27.11.2024 - 13:00
Via Sgambati, Christian Sodano ha appena ucciso due persone, a casa dello zio che in quel momento è fuori Latina, arriva la Polizia e si consegna. Sul divano a casa gli agenti trovano la pistola d’ordinanza, sul tavolo della cucina c’è una lettera scritta su un foglio formato A4. «Avrei fatto tutto per te, non volevo fare quello che ho fatto, avrei fatto tutto per te».
Christian l’aveva appena scritta. Sempre in cucina, la polizia trova anche un anello e poi scatta la perquisizione nell’Audi A3 parcheggiata sotto casa: in uno zaino gli investigatori trovano un rotolo di buste di plastica nero, dei manganelli, dei guanti in lattice, dei nastri adesivi, un coltello per funghi, un manganello in legno con scritto Dux. «E’ stato collaborativo», ha detto un investigatore della Squadra Mobile di Latina, il primo ad intervenire e a gestire l’emergenza in contatto con il legale e con lo zio di Sodano, un Carabiniere in pensione.
Quel pomeriggio, Sodano dopo la strage, sale in auto e va via dirigendosi verso Latina. Una pattuglia dei Carabinieri che non sa ancora niente di quello che è successo, lo ferma al volto. Si qualifica. «Sono un collega. I militari ignari di tutto e dei fatti di cui si era macchiato, lo avevano lasciato andare, raccomandando a lui di andare piano. A Latina l’arresto il pomeriggio del 13 febbraio, poi l’interrogatorio dove racconta tutto e la detenzione.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione