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I risvolti

Gli incontri per la cocaina, lo spaccio dei Di Silvio senza chiamate

Nell’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo emerge la fiorente attività a poca distanza dal centro. Agli atti le dichiarazioni di un collaboratore

Gli incontri per la cocaina, lo spaccio dei Di Silvio senza chiamate

Gli incontri erano senza telefonate. Da parte degli indagati c’era molta accortezza come hanno sostenuto gli inquirenti e il gip del Tribunale di Latina Mara Mattioli nell’ordinanza di custodia cautelare: «gli incontri raramente sono stati preceduti da telefonate, utilizzando dagli indagati verosimilmente sistemi di messaggistica che non è stato possibile intercettare con l’ordinaria attività tecnica, oppure presentandosi direttamente presso l’abitazione per soddisfare le richieste degli acquirenti».

È un elemento portante dell’ordinanza cautelare, confermato oltre che dall’attività di controllo da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo anche da quanto riferito da un collaboratore di giustizia di origine pugliese che ha raccontato di essere andato diversi volte in via Coriolano e di aver speso per acquisti di cocaina quasi duemila euro. I riscontri raccolti dai militari - coordinati dal tenente colonnello Antonio De Lise - sono stati diversi: dagli esiti del sistema di videosorveglianza che ha ripreso gli acquirenti arrivare nell’abitazione, ai controlli della polizia giudiziaria, all’esito dei quali sono stati trovati in possesso della sostanza stupefacente. Nell’ordinanza cautelare richiesta dal magistrato inquirente il pubblico ministero Giuseppe Miiliano, sono state riportate le dichiarazioni del collaboratore.

«Sono andato e tornato circa dieci volte fino a consumare circa duemila euro. Loro vedendo che avevo il portafogli pieno di soldi mi proposero spacciare per loro nella mia zona ma io rifiutai». Il narrato del pentito che si trovava agli arresti domiciliari vicino Latina, ha trovato pieno riscontro nell’attività di indagine nata a seguito delle sue dichiarazioni. Nell’indagine i Carabinieri hanno arrestato Ferdinando Di Silvio detto Gianni, fratello di Armando detto Lallà, condannato in via definitiva per l’inchiesta Alba pontina e la moglie Laura De Rosa, destinatari del provvedimento restrittivo.

A disegnare le proporzioni dello spaccio è il gip. «Attività di dimensioni ragguardevoli caratterizzata da una organizzazione rudimentale ma strutturata per cessioni al minuto con una significativa attività di approvigionamento». La piazza di spaccio - hanno messo in luce gli inquirenti - era nel cuore di Latina a poche centinaia di metri dal centro città. «Nella zona di Campo Boario, notoriamente enclave della famiglia Di Silvio- De Rosa». Il via all’indagine nel 2020 a seguito delle dichiarazioni del pentito che aveva riferito di essere evaso dagli arresti domiciliari per andare a comprare la droga a Campo Boario come confermato anche in tre lettere che aveva inviato al Servizio di Protezione e durante un interrogatorio nel luglio del 2021.

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