Il fatto
25.02.2025 - 09:30
«Ti brucio la macchina. Se eri marocchina ti avrei scavato la buca». Sono alcune delle pesanti e inquietanti minacce pronunciate da un uomo di origine marocchina, S. B., queste le sue iniziali, 31 anni, imputato per stalking, maltrattamenti, incendio doloso e spaccio. E’ comparso ieri mattina davanti al giudice per l’udienza preliminare del Trbunale di Latina Giuseppe Cario. E’ stato condannato a un anno e otto mesi a fronte di una richiesta di tre anni formulata in aula dal pubblico ministero Giorgia Orlando.
I fatti contestati erano avvenuti a Latina Scalo. Ieri al termine della camera di consiglio il giudice ha emesso la sentenza: l’imputato è stato condannato per gli atti persecutori e lo spaccio di sostanze stupefacenti, mentre dagli altri reati - tra cui l’incendio di una Fiat Croma - è stato assolto. Era difeso dall’avvocato Federica Valenza del Foro di Roma che nel corso del suo intervento ha cercato di sconfessare le accuse.
L’imputato ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato godendo della riduzione di un terzo della pena alla luce degli elementi raccolti in fase di indagini preliminari.
Al termine della lettura del dispositivo il giudice ha disposto la liberazione dell’imputato. Era stata l’ex compagna dell’uomo a presentare una denuncia ai Carabinieri della stazione di Latina Scalo. «Vengono alla luce condotte allarmanti e gravissime - è riportato nelle carte dell’inchiesta - basti pensare all’episodio della minaccia di morte con il fucile e dell’incendio dell’auto. La persona offesa appare intimorita e gravemente condizionata dalle condotte minatorie, circostanze che inducevano anche a ritrattare». La parte offesa aveva presentato una denuncia chiedendo l’esercizio dell’azione penale. Ieri al termine del processo nei confronti del cittadino straniero, è stata concessa la sospensione condizionale della pena.
Erano stati Carabinieri nel corso di una perquisizione a trovare 97 grammi di hascisc, nascosti in una roulotte dove l’imputato viveva. Nei confronti del presunto responsabile, il giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli aveva emesso la scorsa estate una ordinanza di custodia cautelare ritenendo quella del carcere la misura più idonea per le gravi condotte contestate.
La donna aveva intrapreso con l’imputato una relazione nel gennaio del 2024 ma subito dopo qualche mese, a partire da maggio, era diventato violento. In un caso la parte offesa era stata aggredita: l’uomo le aveva messo le mani al collo nel tentativo di strangolarla facendole colpire la testa contro la carrozzeria di un’auto parcheggiata. Era stata trasportata in ospedale - è riportato nel provvedimento restrittivo - e aveva riferito di essere caduta da una scala. Sempre agli investigatori aveva raccontato anche di essere stata presa per i capelli e schiaffeggiata. Un vero incubo. Ieri l’ultimo atto del processo con le richieste del pm e l’intervento e della difesa, poi la sentenza.
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