Cronaca
25.04.2025 - 12:14
«Un giorno di ordinaria balneazione in un ordinario albergo» usando le parole del pubblico ministero Valerio De Luca nella requisitoria. Questo è il giorno di una tragedia: muore Sara Francesca Basso, 13 anni di Morolo, frequentava la seconda media. Era stata risucchiata da un bocchettone sul fondo della piscina del Virgilio Grand Hotel di Sperlonga dove era in vacanza insieme alla madre. Era tornata dal mare e come ogni giorno si faceva sempre un tuffo in piscina prima di tornare in camera. Succedeva sette anni fa.
Il pm ha chiesto al termine del suo intervento due anni di reclusione per Mauro Di Martino, rappresentante legale della società che gestisce la struttura ricettiva e per Francesco Saverio Emini, ex proprietario dell’ hotel. E ha chiesto l’assoluzione per Ermanno Corpolongo di Itri che aveva costruito la piscina nel 2004. Il 19 giugno finiranno di discutere le difese, a seguire camera di consiglio e sentenza. Quando il magistrato in un’ora ripercorre i fatti, analizza i temi del processo e le responsabilità penali degli imputati, i genitori di Sara sono in aula e ascoltano con grandissima attenzione. La madre, mentre il pm parla, piange in silenzio come se rivedesse le immagini di quel drammatico pomeriggio di luglio e continua a chiedersi come sia possibile aspettare fino a sette anni per una sentenza.
«Il bocchettone è stata un’arma letale e non sono state adottate le cautele previste - ha osservato il magistrato - Sara è morta perchè è annegata, il bocchettone esercitava una forza insormontabile per una ragazza, le ha lasciato un livido, una specie di tatuaggio con una forza di attrazione fortissima». Le modalità di installazione del bocchettone non erano idonee e non era presente un sensore che potesse bloccare la forza di attrazione che ha risucchiato la ragazza. «L’impianto viene sbloccato da un factotum che sente urlare, il pulsante è collocato in un locale tecnico sotto le vasche dove si accede tramite una porticina - ha ricordato il magistrato - anche se non vi era l’obbligo del bagnino è una scelta che ritengo criticabile». La madre di Sara si è costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Calogero Nobile: «Vi è stata una grande responsabilità da parte di chi gestiva questa piscina». E ha chiesto la condanna per tutti gli imputati. Anche l’avvocato Maria Minotti che assiste il padre della 13 enne ha chiesto la condanna per tutti. «Voglio ricordare che Sara aveva 13 anni», ha detto dell’inizio del suo intervento. Infine nel pomeriggio è stato il turno dell’avvocato Massimo Signore, che assiste Corpolongo e che ha chiesto l’assoluzione per il proprio assistito: «E’ una tragedia che è successa perchè è stato modificato l’impianto, il mio assistito costruisce piscine ovunque, ha costruito in un villaggio turistico la piscina più grande di Italia».
Il processo riprende il pomeriggio del 19 giugno quando è prevista l’arringa dell’avvocato Enzo Macari. Poi sarà chiuso il dibattimento ed è prevista la sentenza. Saranno trascorsi sette anni dalla tragedia. Si saprà se ci saranno dei responsabili per la morte di Sara.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione