Il fatto
18.05.2025 - 11:30
C’è un comune denominatore tra le due bombe piazzate negli ultimi dieci giorni col chiaro intento di intimidire. Un immaginario filo conduttore che sembra legare quei fatti sotto un’unica strategia criminale, ovvero un sodalizio che vuole imporsi nel capoluogo. Gli investigatori di Carabinieri e Polizia infatti stanno lavorando, ai due casi, per capire se non sia un caso che le possibili rispettive vittime degli inquietanti attentati sono due uomini tra loro amici. Indubbiamente il messaggio trasmesso a loro, e alla città, è di quelli molto forti: chi siede al tavolo della regia di questa strategia della tensione vuole far capire di essere abbastanza forte e strutturato per portare avanti il proprio piano e di essere in grado di alzare il tiro. Come dire, è gente capace di piazzare indisturbata un ordigno bellico in pieno centro, ma all’occorrenza è disposta a farle esplodere, le bombe.
Dal punto di vista puramente tecnico le indagini sui due fatti non sembrano sovrapporsi. A fornire spunti utili però sono i possibili collegamenti tra i bersagli scelti dagli attentatori. La prima bomba, un ordigno bellico dotato di carica, ma inoffensivo per l’assenza dell’innesco, era stata trovata la mattina di lunedì 5 maggio a ridosso del varco d’ingresso di un’officina meccanica di corso Matteotti. Per quell’episodio i carabinieri vagliano l’ipotesi che il destinatario del gesto intimidatorio possa essere il figlio del titolare dell’officina, un quarantenne con un precedente per droga datato 2019.
L’altra bomba è stata piazzata, e fatta esplodere, alla base della recinzione di un’abitazione in via Torre Vittoria, una traversa senza uscita di strada Torrenuova, nella zona di periferia tra Piccarello e Santa Fecitola, dove abita una famiglia di idraulici. Nella casa composta da più unità abitative è domiciliato da qualche tempo un loro parente acquisito, un uomo di 48 anni che ha un legame di amicizia col meccanico quarantenne di corso Matteotti. I due non si frequentano assiduamente, ma chi li conosce sa che tra loro c’è un collegamento.
Queste che per ora sembrano semplici coincidenze, offrono spunti agli investigatori per inquadrare i due episodi e ricostruire il contesto nel quale sono stati pianificati gesti intimidatori tanto eclatanti. Se da un lato i detective sono a caccia di tracce concrete per risalire agli autori degli attentati, al tempo stesso analizzano le due vicende per risalire indirettamente all’ambiente criminale nel quale possono essere maturate azioni simili e con quale scopo, ammesso che i due episodi possano essere tra loro collegati in qualche maniera. Ciò che manca finora è un movente, una ragione che possa fornire una spiegazione plausibile dietro gesti così forti, che espongono le vittime alle attenzioni degli inquirenti oltre a puntare i riflettori della Procura sui contesti nei quali si muovono appunto coloro i quali hanno commissionato gli attentati.
Le indagini potrebbero portare sulle tracce di chi materialmente ha collocato le bombe, ma gli investigatori stanno vagliando anche la possibilità che il compito di consumare gli attentati sia stato affidato a dei gregari, meri esecutori materiali che avrebbero agito per conto di chi aveva intenzione di spaventare le vittime. In generale, la malavita latinense sembra conoscere un nuovo pericoloso fermento.
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