Il caso
26.05.2025 - 14:00
L'amministrazione comunale di Aprilia che ha governato fino al luglio 2024 sarebbe «in assoluta continuità politico-amministrativa con la precedente consiliatura (2018-2023), particolarmente riguardo alle figure di vertice della compagine, atteso che il sindaco aveva ricoperto il ruolo di vicesindaco e assessore nella precedente Giunta. In ragione della sopra descritta continuità, l’azione ispettiva - della Commissione di Accesso ndr - si è focalizzata anche su fatti e comportamenti riconducibili alla precedente consiliatura, da ritenersi idonei ad assumere rilievo e valenza sintomatica anche dell’attuale situazione politica e amministrativa dell’ente. Le risultanze investigative hanno fatto emergere per buona parte degli amministratori, oltre che per alcuni dipendenti dell’ente, legami di parentela e/o solide frequentazioni con soggetti appartenenti o vicini alla locale criminalità organizzata».
Ecco le parole con cui il Ministro Piantedosi spiega al Presidente della Repubblica quale quadro politico emerge dal lavoro ispettivo della Commissione di Accesso che ha operato ad Aprilia dopo l’operazione Assedio, l’arresto del sindaco Principi, e le dimissioni di consiglieri e assessori. «In particolare - conitnua il Ministro - la Commissione d’indagine ha accertato la presenza, tra i sottoscrittori di una lista collegata al sindaco - Principi ndr - nella tornata elettorale del 2023, di soggetti collegati direttamente o indirettamente all’associazione mafiosa apriliana. Al riguardo, viene evidenziato che nel corso della precedente tornata elettorale ha avuto origine il patto politico-mafioso tra il primo cittadino eletto e i sodali del clan apriliano, impegnati nel procurare voti e sostegno finanziario alla sua candidatura a consigliere prima e a sindaco poi, come certificato dalla sottoscrizione della lista collegata al sindaco da parte dei familiari di uno dei principali promotori e organizzatori di detto sodalizio. Rapporti parentali, diretti o indiretti, con esponenti criminali ovvero soggetti contigui al locale contesto malavitoso vengono rilevati anche nei riguardi di dipendenti comunali e delle società partecipate, alcuni di questi, peraltro, direttamente gravati da precedenti penali».
Senza contare poi quella che viene definita «la sistematica ingerenza degli esponenti politici nelle scelte gestionali al fine di favorire le richiamate imprese». Un quadro quindi che è una critica, quanto meno, all’agire dei criminali naturalmente, ma anche dei dipendenti, dei dirigenti e dell’apparato politico che ha guidato l’Ente negli ultimi anni e che ha reso necessario sciogliere il Comune per infiltrazioni mafiose.
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