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L'analisi

Spiagge sempre più care e presenze in calo sul litorale

L’analisi di Codici in provincia di Latina: si va dai 13 euro di Scauri ai 35 di Gaeta per una giornata di mare

Passerelle sul litorale di Latina, polemica sui ritardi nei lavori

Negli ultimi anni le vacanze in spiaggia sono diventate sempre più costose, trasformandosi per molti in un lusso. Secondo l’ultima indagine di Altroconsumo, nel 2025 il prezzo medio per una postazione con ombrellone e due lettini è arrivato a 212 euro per una settimana, in aumento del 5% rispetto ai 202 euro del 2024 e del 17% rispetto al 2021. In diverse località il rincaro ha superato di gran lunga l’inflazione: ad Alghero e Senigallia i prezzi sono saliti del 9%, a Palinuro e Gallipoli del 7%. In cima alla classifica delle località più care si conferma Alassio, dove la prima fila costa 354 euro a settimana, mentre città come Rimini restano più accessibili con tariffe che oscillano tra 150 e 166 euro.

Il fenomeno non riguarda solo l’alta stagione, ma riflette un sistema di concessioni balneari che in Italia è rimasto sostanzialmente invariato per decenni. Le licenze vengono spesso rinnovate automaticamente, senza gare pubbliche, riducendo la concorrenza e lasciando ai gestori un ampio margine nella definizione delle tariffe. È per questo che Altroconsumo ha lanciato una petizione nazionale chiedendo bandi trasparenti, canoni commisurati al fatturato e un ampliamento delle spiagge libere attrezzate, così da offrire un’alternativa sostenibile alle famiglie.

Nel Lazio, la situazione è tutt’altro che uniforme. Un’indagine condotta da Codici – Centro per i diritti del cittadino – mostra differenze significative tra le località, con il primato della convenienza a Ostia, dove ombrellone e sdraio possono costare appena 4 euro nei lidi più spartani e arrivare a un massimo di 10 in quelli più attrezzati. Ad Anzio le tariffe giornaliere si collocano tra i 9 e i 12 euro, mentre nel sud pontino si segnalano le tariffe contenute di Scauri, dove con 13 euro è possibile trascorrere una giornata in riva al mare.

Più cara, ma ancora accessibile, Minturno, con prezzi intorno ai 14 euro, e Fondi, dove il listino medio si aggira sui 15. Salendo lungo la costa, Latina segna un incremento con 18 euro al giorno, mentre la palma della località più costosa della provincia va a Gaeta: qui il noleggio di un ombrellone e una sdraio per una sola giornata varia da 25 a 35 euro, a seconda della posizione e dei servizi inclusi. In pratica, una famiglia di quattro persone può arrivare a spendere oltre 100 euro solo per il posto in spiaggia, senza contare i pasti e le eventuali attività aggiuntive.

Accanto a queste tariffe, resistono alcune realtà low-cost che, nonostante i costi di gestione in aumento, cercano di mantenere prezzi popolari. È il caso di uno stabilimento di Latina, che offre ombrellone, lettino e parcheggio a 5 euro nei feriali e 6 nei festivi. All’opposto, nelle località di maggior richiamo turistico come Gaeta o Sabaudia, in alta stagione si possono toccare picchi di 50 euro al giorno per un posto in prima fila, con pacchetti settimanali che superano facilmente i 1.500 euro.

Gli operatori del settore spiegano che i rincari sono il frutto di una combinazione di fattori. L’inflazione e l’aumento dei costi energetici hanno inciso pesantemente sulle spese per elettricità, acqua e manutenzione delle strutture. A questo si aggiunge la domanda concentrata nei fine settimana, con cali sensibili di presenze nei giorni feriali che spingono i gestori a compensare con tariffe più alte nei periodi di punta. Inoltre, sempre più stabilimenti offrono servizi extra obbligati, come il parcheggio incluso o l’uso delle cabine, che finiscono per alzare ulteriormente il conto finale.

Il rischio, avvertono le associazioni di categoria, è quello di scoraggiare non solo i turisti giornalieri, ma anche i residenti che scelgono la spiaggia come unica forma di vacanza. In assenza di un’offerta equilibrata, si assiste a una polarizzazione tra chi può permettersi esperienze di lusso e chi è costretto a ripiegare sulle spiagge libere, spesso carenti di servizi di base come docce, bagni o aree ombreggiate.

Altro aspetto sottolineato dagli operatori balneari è che «la vacanza degli italiani è la cartina di tornasole della situazione del Paese». Da qui la richiesta al governo di alleggerire il peso fiscale sulle famiglie, «soprattutto a luglio, quando arrivano le bollette della Tari e altre tasse» come affermano dalla Sib Confcommercio.

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