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Il fatto

Maltrattata in casa da anni, arrestato figlio violento

Custodia cautelare in carcere per un 51enne accusato di vessazioni e minacce contro la madre convivente

Maltrattata in casa da anni, arrestato figlio violento

Un incubo lungo quasi dieci anni, fatto di minacce, aggressioni e continue vessazioni. È quello che ha vissuto una donna di Aprilia costretta a denunciare il figlio convivente, un 51enne, oggi finito in carcere con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.

Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Latina, al termine di un’attività investigativa condotta dagli agenti del Commissariato di Aprilia. Le indagini hanno fatto emergere un quadro familiare drammatico: sin dal 2016 l’uomo avrebbe sottoposto la madre a una lunga serie di umiliazioni, minacce e violenze fisiche e verbali.

La situazione è precipitata nello scorso mese di giugno. Quel giorno una segnalazione per lite familiare ha portato gli agenti all’abitazione della donna. Al loro arrivo, la vittima era barricata in una stanza, terrorizzata dall’ennesima richiesta di denaro e dalle minacce del figlio. Un episodio che ha segnato la svolta, spingendo gli investigatori ad accelerare le verifiche e a ricostruire l’intero contesto di violenza domestica.

Gli approfondimenti hanno incluso l’audizione della vittima, di alcuni testimoni e la valutazione della personalità dell’indagato, descritto come soggetto con problemi psichici e dedito all’abuso di alcool. Elementi che hanno portato la Procura di Latina a richiedere una misura restrittiva, poi disposta dal giudice ed eseguita nella giornata di ieri.

Il 51enne è stato quindi arrestato e condotto in carcere, dove resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria. La Polizia sottolinea come l’intervento rientri nel costante impegno per la tutela delle persone più fragili e per la protezione delle vittime di maltrattamenti.

Va ricordato che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, fino a eventuale sentenza definitiva, per l’indagato vige la presunzione di innocenza.

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