Il processo
12.09.2025 - 08:00
Lunga udienza ieri pomeriggio in Tribunale a Latina nel processo che vede imputato il personal trainer di 29 anni di Fondi accusato di violenza sessuale. In aula - davanti al Collegio Penale presieduto dal giudice Mario La Rosa - hanno deposto due parti offese, sono due sorelle (una all’epoca dei fatti era minore) che in base a quanto denunciato sono state palpeggiate dall’imputato. «Ho frequentato la sua palestra per un problema di scoliosi nel 2022, andavo due volte a settimana, facevo esercizi posturali - ha detto una delle parti offese, la più giovane - la prima volta andai con mia mamma e lui si limitò a vedere l’allineamento delle vertebre. Ricordo che aveva diversi attestati appesi sulle pareti in una stanza della palestra, c’era uno specchio e un lettino. La seconda volta che sono andata da sola e ho sentito una certa pressione. Chiuse la porta, rimasi in intimo, ero a disagio, ricordo che prese delle misurazioni, mi ha detto di piegarmi per verificare l’allineamento delle vertebre e ha toccato la parte finale del sedere, mi ha palpeggiato e si è avvicinato con le sue parti intime al mio corpo e si è appoggiato per alcuni secondi. La sensazione era quella di voler uscire il prima possibile dalla stanza», ha aggiunto la ragazza che ha risposto alle domande del pm Marco Giancristofaro, delle parti civili rappresentate dall’avvocato Benedetta Orticelli e Benedetta Monasseri e del legale dell’imputato, l’avvocato Enzo Macari che ha cercato di sconfessare l’impianto accusatorio.
La seconda e ultima parte finale dell’udienza è stata dedicata alla testimonianza di un’altra vittima, la sorella, sottoposta anche lei al contro esame. «Sono andata in palestra nel febbraio del 2022 fino a settembre del 2022 e avevo bisogno di ginnastica posturale. Sono stata ricevuta in una stanza, pensavo fosse un medico, a un certo punto mi sono irrigidita quando mi ha fatto restare senza reggiseno perché voleva vedere la colonna vertebrale. Mi ha imbarazzato quando nella misurazione del torace mi ha strisciato con la mano sotto il seno. Durante gli esercizi in palestra - ha detto ricordando le quattro visite - ho sentito le sue parti intime sul mio corpo, pensavo fosse un medico. Mi sono sentita violata nella mia privacy e se ci penso anche ora mi dà fastidio». Il presidente del Collegio Penale ha chiesto anche per quale motivo la parte offesa abbia continuato ad andare in palestra nonostante i palpeggiamenti e gli abusi e una situazione che le aveva provocato disagio. «Ho continuato ad andare in palestra anche se non facevo gli esercizi con lui, per la flessibilità degli orari con il mio lavoro. Ci sono andata per comodità. Solo quando sono stata chiamata dalla Guardia di Finanza mi sono sentita più sicura di riferire quello che era accaduto». La donna era stata ascoltata dieci mesi dopo i fatti. Dallo scorso gennaio nei confronti dell’imputato il Tribunale aveva sostituito la misura degli arresti domiciliari con quella degli obblighi di polizia giudiziaria, a seguire a giugno era stata disposta la rimozione del dispositivo del braccialetto elettronico. Il processo riprende il 15 gennaio.
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