Il fatto
23.09.2025 - 08:30
Ci sono storie drammatiche dietro agli ultimi attentati esplosivi, quelli che hanno preso una piega inaspettata coinvolgendo persone estranee alla guerra tra fazioni opposte di spacciatori e trafficanti di droga. Sono le storie di persone che vivono in contesti umili e si sono ritrovate, senza un motivo, con l’auto distrutta da un incendio appiccato da persone che, in maniera vile, si sono arrogate il diritto di tirare in ballo, nella strategia della tensione, cittadini che non hanno nulla a che fare con il loro mondo. Il prezzo pagato, in termini di danni, oltre che di paura, è altissimo e si somma allo sguardo di chi osserva le vittime col sospetto che siano coinvolte in affari illeciti. Una situazione umiliante per chi sa di essere dalla parte giusta.
È il caso ad esempio dell’azione eclatante di giovedì notte in viale Nervi, dove gli attentatori hanno decisamente alzato il tiro, sottolineando l’intimidazione contro qualcuno che abita in quella zona, con l’incendio di due vetture in sosta oltre all’esplosione di un potente ordigno all’ingresso della scala “O” del civico 298, letteralmente distrutto. Uno di quei mezzi però, un furgone Doblò Fiat, era l’unico strumento di lavoro per Mirko, idraulico e tuttofare che ha perso sia il veicolo che gli attrezzi da lavoro contenuti al suo interno. Una situazione drammatica, perché non solo dovrà ripartire da zero, ma prima ancora gli toccherà smaltire i resti carbonizzati del furgone.
«L’indomani ho pensato di andare in Comune per esporre la mia situazione - racconta Mirko - Non mi aspettavo un aiuto economico concreto, ma ho trovato di peggio, perché ho percepito di essere trattato con indifferenza, osservato con sospetto. Mi è stato persino detto di rivolgermi a chi ha provocato l’incendio, cioè la cosa peggiore che potessi sentire, perché ha il sapore dell’istigazione alla vendetta. In quel momento mi sarei accontentato di una stretta di mano, insomma un po’ di conforto dall’istituzione che rappresenta la collettività. Capisco che il sindaco sia sempre impegnato, ma sono stato liquidato con uno scambio di battute sotto ai portici del palazzo comunale». Ora Mirko dovrà smaltire i resti del furgone, non una semplice rottamazione, ma nel frattempo quel veicolo bruciato è il simbolo di una società che ha fallito sul fronte della tutela e dell’assistenza.
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