La sentenza
30.09.2025 - 08:30
Ergastolo. Sono le 12,30 quando il Presidente della Corte d’Assise di Latina Gian Luca Soana esce dalla camera di consiglio insieme al giudice Mario La Rosa e alla giuria popolare e legge la sentenza. Carcere a vita per Christian Sodano, 27 anni, originario di Scauri, ex maresciallo della Guardia di Finanza in servizio a Ostia. E’ in carcere da un anno e mezzo. E’ accusato di duplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. E’ quella che tutti conoscono come «La strage di Cisterna», avvenuta il pomeriggio del 13 febbraio del 2024 in una villetta nella zona del quartiere San Valentino.
La Corte d’Assise ha accolto la richiesta del carcere a vita formulata dalla pubblica accusa rappresentata dai pubblici ministeri Marina Marra e Valerio De Luca, che avevano chiesto anche l’isolamento diurno per sei mesi. «Le morti di Nicoletta Zomparelli e della figlia Renée erano due morti annunciate e Sodano è stato un killer chirurgico», avevano sottolineato i pm nel corso della requisitoria. L’imputato, come in tutte le altre udienze, è presente in aula. Maglietta nera, jeans, scarpe da tennis. Quando viene letta la sentenza non ha la minima reazione. Sodano sembra una statua, guarda un punto fisso, non incrocia sguardi ma solo oggetti, sembra avere un lieve tic agli occhi. Il giudice legge e lui non ha reazioni. Dalla parte opposta dell’aula ci sono Desirée e Giuseppe Amato, rispettivamente sorella e figlia e marito e papà delle vittime. Ci sono il nonno, la zia di Desirée, sorella di Nicoletta che ha una forte somiglianza con la sorella e tutti gli altri parenti. Tra i banchi il sindaco di Cisterna Valentino Mantini e l’assessore Maria Innamorato. Per Cisterna questa strage è una ferita profondissima. L’aria è carica di tensione e di un’attesa più breve del previsto. «Carcere a vita», è la sentenza che si aspettano tutti. «Il vero ergastolo è il nostro, non ritorneranno più Nicoletta e Renée», ha sempre detto il nonno di Desirée. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione ma hanno riconosciuto l’aggravante dei motivi abietti e futili. Disposto l’isolamento diurno per un anno oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e per la durata della pena Sodano avrà l’interdizione legale. E’ stato condannato al risarcimento del danno nei confronti delle parti civili in separata sede e una provvisionale di 120mila euro nei confronti di Desirée e di suo padre e di 40mila euro per il padre di Nicoletta e dei due fratelli. Risarcimento civile per il Comune di Cisterna e l’Associazione Insieme a Marianna che sarà calcolato in separata sede.
La lettura del dispositivo dura meno di cinque minuti, tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni. Prima della sentenza ieri mattina alle 10 sono iniziate le repliche: l’avvocato Marco Fagiolo ha depositato una memoria, a seguire la parola è passata alle difese di Sodano. Gli avvocati Leonardo Palombi e Lucio Teson hanno puntato sull’esclusione della premeditazione dei motivi abietti e futili portando in aula l’esempio della sentenza emessa nei confronti dell’infermiera killer che aveva ucciso i pazienti con delle iniezioni: «Manca l’elemento strutturale relativo alla premeditazione» avevano detto. Poco dopo le 10,30 i giudici entrano in camera di consiglio, due ore dopo la sentenza. Sodano è impassibile, capisce, appare distaccato da tutto: i Carabinieri lo prendono e lo portano in auto, verso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. La Corte d’Assise di Latina lo ha ritenuto colpevole: condannato all’ergastolo.
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