Quando il giudice monocratico Mario la Rosa esce dalla camera di consiglio e dice «Visto l’articolo 530», gli imputati presenti in aula in Tribunale a Latina capiscono: sono stati assolti. Non è nonnismo. Si guardano e si abbracciano con i familiari. E’ un momento di forte commozione. Lo aspettano da tempo ed è vissuto con compostezza.
È un’attesa che dura da quando uscì fuori tutto: nell’ottobre del 2018, alcuni mesi dopo il battesimo di volo che avevano fatto a Giulia Schiff, allieva pilota al Comani che aveva denunciato il paricorso per le lesioni e la violenza subita. E’ in aula anche lei. Va via subito dopo il verdetto, non parla, ha il volto segnato dalla delusione. Prende il passeggino con il figlio nato pochi mesi fa e svanisce.
«È un’assoluzione nel nome dell’Aeronautica Militare in questi giorni di grande dolore», osserva l’avvocato dello Stato Maurizio Greco, proprio alla vigilia dei funerali dei piloti dell’Arma azzurra morti il primo ottobre nell’incidente aereo di Sabaudia. Sembra quasi un segno del destino che ieri si sia concluso un processo complesso, difficile, pieno di colpi di scena che entra nella storia militare e giudiziaria. Il processo termina con otto assoluzioni perché il fatto non sussiste dall’accusa di violenza privata. Il reato di lesioni è stato derubricato in percosse e non procedibile per tardività della querela.
Nessun atto di nonnismo e nessuna violenza al termine del battesimo del volo. Escono di scena e sono stati assolti Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Farulli, di Gessate, Gabriele Onori, di Tivoli. Il processo è stato lungo, è durato quasi quattro anni, tra i testimoni sfilati in aula alti ufficiali dell’Aeronautica Militare, l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, medici, psicologici. Il dibattimento si era chiuso poche settimane fa ed erano iniziate le conclusioni: accusa, parte civile e difesa.
Il pubblico ministero Antonio Sgarrella aveva chiesto nel corso della sua requisitoria per tutti la pena di un anno. «La volontà di Giulia Schiff è stata azzerata e spezzata», aveva detto sottolineando che quella era violenza e non goliardia. La parte civile aveva sostenuto che quella «era stata una imboscata, una Via Crucis». Il collegio difensivo aveva chiesto l’assoluzione: «Non ci sono prove, non ha denunciato subito i fatti perché non aveva nulla da denunciare, la sua era sete di vendetta», avevano ripetuto le difese.
Ieri mattina la tensione era alta in Tribunale in attesa della sentenza uscita poco prima delle 15. Poi la lettura del dispositivo. «Ci speravamo, abbiamo trovato un giudice equilibrato che ha guardato quello che è emerso nel corso dell’istruttoria dibattimentale - ha detto al termine del processo l’avvocato Michela Scafetta, che ha parlato a nome anche degli altri legali del collegio difensivo - siamo soddisfatti, è stato portato a termine un bel lavoro di squadra insieme ai miei colleghi. I ragazzi sono sempre stati sereni anche se è chiaro che c’era anche una certa preoccupazione, l’Aeronautica è sempre stata vicino». «E’ una sentenza che ci aspettavamo - ha osservato l’avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi - c’è un giudice che ha giudicato secondo diritto e secondo le prove».
L’avvocato Massimiliano Strampelli, legale di Giulia Schiff che si era costituita parte civile, sottolinea che le sentenze si rispettano. «E’ evidente che il Tribunale ha ritenuto che questo rito presentasse dei crismi di liceità come era emerso e confermato da quello che aveva già valutato la commissione di inchiesta dell’Aeronautica. Immagino l’amarezza di Giulia che per l’ennesima volta non è stata ascoltata».
Tra 90 giorni le motivazioni di una sentenza che ha assolto gli otto militari dell’Aeronautica che ora potranno riprendere a volare. La storia del nonnismo al Comani per il battesimo del volo è finita ieri con il processo e la sentenza di assoluzione. Alcuni degli otto militari erano presenti in aula. Non hanno voluto commentare, sono rimasti in silenzio, dai loro occhi si leggeva che erano sollevati.