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L'udienza

Omicidio di Marco Gianni, ergastolo confermato per Di Girolamo

La sentenza della Corte d'Appello. Aveva ucciso il nuovo compagno della ex a fucilate

Omicidio di Marco Gianni, ergastolo confermato per Di Girolamo

Marco Gianni

Ergastolo confermato. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma  ieri poco prima delle 13,30  hanno letto la sentenza. Condanna al carcere a vita per Riccardo Di Girolamo, imputato per l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dagli atti persecutori. Ha ucciso a colpi di fucile Marco Gianni. Era il 13 aprile del 2023, era successo nel vivaio di famiglia di Marco Gianni a  Borgo San Donato vicino a Sabaudia.

Ieri nel processo di secondo grado  il Procuratore generale -  nel corso del suo intervento -  aveva chiesto la conferma della sentenza di condanna all’ergastolo  emessa  dalla Corte d’Assise di Latina presieduta dal giudice Gian Luca Soana  lo scorso 21 marzo. Una richiesta a cui si erano unite le parti civili, rappresentate dagli avvocati Giamila Dezio e Stefano Ciapanna. Il collegio difensivo - composto dagli avvocati Gaetano Marino e Massimo Frisetti - ha cercato di sconfessare le accuse relative alla aggravanti, sostenendo che non vi fossero i presupposti per  la premeditazione  e gli atti persecutori chiedendo il riconoscimento delle attenuanti generiche non riconosciute nel corso del processo di primo grado fino alla richiesta di accesso alla giustizia riparativa.

Sono state lette in aula le sentenze del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin dove è venuta meno l’aggravante degli atti persecutori e la sentenza dell’omicidio di Giulia Tramontano,  dove era stata esclusa l’aggravante della premeditazione.    
Dopo la camera di consiglio - durata poco meno di un'ora-il presidente della Corte d’Assise d’Appello Vincenzo Gaetano Capozza  ha letto il dispositivo.  In aula erano presenti i familiari di Marco Gianni: dalla madre, alla compagna Giada e a tutti gli altri parenti.  «Dobbiamo rinascere, dare speranze, ricordare Marco con un fiore da piantare a Pontinia», aveva detto il fratello, presente anche lui ieri a Roma, in occasione della sentenza di condanna di primo grado.

I familiari e gli amici di Marco Gianni sono stati sempre presenti anche alle udienze del processo che si era svolto a Latina. Si sono commossi anche ieri.  «Abbiamo avuto giustizia e confidavamo in questa sentenza».

Nel corso della requisitoria nel processo di primo grado  il pm Valentina Giammaria  aveva ribadito il motivo per il quale era stata contestata la premeditazione. «Aveva ucciso un ragazzo mite e  aveva un progetto mentale premeditato, il proposito omicida era coltivato nella sua psiche dal 2022». Nelle motivazioni di condanna il giudice Gian Luca Soana aveva sottolineato un punto centrale: «Non è un caso che quella mattina molte ore prima dell’omicidio, Riccardo Di Girolamo, sia uscito di casa con due fucili tra cui uno a canne mozze e tutto quel munizionamento, avendo programmato quell’azione omicidiaria. I fucili erano carichi». Una volta  depositate le motivazioni della sentenza d’Appello scontato il  ricorso in Corte di Cassazione. 

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