È stata una testimonianza lunga e difficile, tra lacrime, silenzi, singhiozzi e un grande disagio provato da una donna nel raccontare la violenza subita dal suo ex, si tratta di P.N., queste le sue iniziali. I fatti tra Pontinia e Sabaudia sono avvenuti un anno fa tra agosto e settembre del 2024. Il presunto responsabile è in carcere, destinatario di un provvedimento restrittivo firmato dal gip del Tribunale di Latina. E’ accusato di violenza sessuale, maltrattamenti e stalking. Ieri pomeriggio per oltre un’ora - davanti al Collegio Penale presieduto dal giudice Mario La Rosa e davanti al pubblico ministero Giuseppe Miliano - ha deposto la parte offesa, vittima dei reati contestati che l’hanno spinta poi a presentare una denuncia il 27 settembre di un anno fa.
La donna si è frequentata per diverso tempo con l’uomo, ha avuto una relazione sentimentale, come è emerso nel corso del processo - ma ad un certo punto però sono iniziati i conflitti ed è esplosa la violenza alimentata a quanto pare dalla gelosia e dalla fine del rapporto.
«Mi vergogno del sentimento che ho provato per lui - ha detto - una volta me lo sono trovato sul balcone, non è entrato in casa e mi ha detto “La fortuna tua è che non c’erano finestre aperte altrimenti ti facevo fuori” ti ammazzavo e non ti facevo male come 15 giorni fa”, è stato terribile sentire queste parole». Durante la testimonianza la donna era protetta da un separé perché non voleva vedere l’imputato e ha quasi sempre pianto. Si metteva le mani sul viso, gesticolava quando raccontava i fatti ricostruiti con grande agitazione. «Lui mi accusava di prendere droga e anabolizzanti quando andavo in palestra, mi ha schiaffeggiato, mi ha pedinato dicendomi che dovevo andare via dall’Italia - ha sottolineato tra le lacrime rispondendo alle domande del pm - e mi ha insultato. Una volta sono stata minacciata con un coltello alla gola e ha voluto un rapporto sessuale, mi diceva “Io sono Dio” e ha abusato di me». L’atteggiamento della donna ha portato in due occasioni il presidente del Tribunale a riprendere la parte offesa. «Non siamo a teatro, non si può andare a ruota libera».
Quando le è stato chiesto perché dopo le violenze sessuali non è andata in ospedale, ha risposto che era stata minacciata. «Non sono andata in ospedale perché lui mi ha detto “Se vai al Pronto Soccorso poi mi arrestano”, io alla fine lo amavo - ha ripetuto - gli volevo bene e speravo che prima o poi tutto questo finisse. Non ho riferito altri fatti perché non è facile raccontare una cosa del genere». Anche quando l’udienza è terminata la donna era scossa. L’imputato è difeso dall’avvocato Ugo Bianchetti, mentre la donna è assistita dall’avvocato Maddalena Di Girolamo e si è costituita parte civile nel processo che riprenderà il 20 novembre per ascoltare altri testimoni.