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Il fatto

Tiero e l’accusa di corruzione: quei seimila euro da giustificare

Il nodo più delicato delle indagini sul consigliere regionale riguarda una presunta mazzetta

Tiero e l’accusa di corruzione: quei seimila euro da giustificare

È la presunta mazzetta da 6mila euro il punto più controverso delle accuse mosse dalla procura di Latina nei confronti del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Enrico Tiero. Sarebbero soldi consegnati al politico da un imprenditore in cambio di una presunta agevolazione per ottenere un appalto per il servizio mensa. In più, l’imprenditore, avrebbe assunto due giovani segnalati dal consigliere regionale. Rispetto alle altre circostanze citate dall’atto consegnato a Tiero nei giorni scorsi, questo punto appare quello più delicato, in quanto contiene una dazione in denaro.

La vicenda è legata a una ditta che si occupa del servizio mensa per alcune aziende sanitarie del Lazio. Secondo l’accusa, Tiero avrebbe fatto assumere alcune persone da questa azienda per lavorare appunto nelle mense e avrebbe intascato dei soldi da questa società, attraverso il pagamento di una fattura da 6000 euro in un ristorante del capoluogo. Fattura che secondo gli inquirenti sarebbe falsa e appunto servita a pagare, in contanti, una mazzetta al consigliere regionale.

I carabinieri del nucleo investigativo provinciale e la guardia di finanza hanno effettuato una serie di controlli coi quali avrebbero trovato traccia dei soldi ma non un giustificativo della fattura del ristorante. Gli approfondimenti investigativi hanno anche appurato un prelievo di contanti per metà dell’importo della fattura che, gli inquirenti presumono siano stati consegnati a Tiero dal ristoratore, come si evincerebbe da uno scambio di messaggi tra i due. Il restante, sempre secondo chi indaga, sarebbe sempre stato consegnato con le medesime modalità. È insomma questo l’aspetto più caldo della questione per Tiero, in quanto c’è appunto del denaro circolante da giustificare.

Intanto ulteriori dettagli filtrano rispetto alla genesi dell’indagine. Tutto nasce da un altro procedimento per un presunto caso di caporalato in una cooperativa, che ha portato, ascoltando un imprenditore, a intercettare conversazioni con Tiero dalle quali, evidentemente, sono emersi profili tali da indurre gli inquirenti ad aprire un’altra indagine. I carabinieri e la Guardia di Finanza hanno intercettato le conversazioni del politico, hanno piazzato cimici e fatto ricorso anche a un trojan. Indagini che hanno portato i pm Martina Taglione e Antonio Sgarrella a convincersi che Tiero, a capo della commissione regionale Sviluppo economico, abbia “stabilmente asservito le proprie funzioni agli scopi e agli interessi economici di vari imprenditori”, in cambio di posti di lavoro per persone a lui vicine e in grado di procurargli voti, di tessere a FdI e denaro.

Non risulta invece indagato nell’inchiesta l’assessore regionale ai Rifiuti Fabrizio Ghera, il quale è stato tirato in ballo in quanto avrebbe incontrato un imprenditore di Latina legato a Tiero. Ieri Ghera è intervenuto dicendo: «Come purtroppo spesso capita in Italia ho appreso dai giornali di essere coinvolto nell'inchiesta di Latina. Non avendo letto le carte che mi riguarderebbero, cosa che dovrebbe avvenire in un Paese civile e democratico, posso al momento dichiarare di essere assolutamente certo della totale correttezza del mio operato e di quello della Regione Lazio. Sono a disposizione della magistratura, verso la quale nutro rispetto e fiducia, per eventuali chiarimenti».

Tiero, che verrà interrogato dal gip Giuseppe Cario il 16 ottobre, nell’attesa che il giudice decida sulla richiesta di arresti domiciliari, ha assicurato di essere estraneo alle accuse a lui mosse e si è autosospeso dal partito. Il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, ieri, è intervenuto sulla questione: «Ringraziamo Enrico Tiero per la sensibilità manifestata con questa scelta – dichiara Nicola Calandrini – un gesto che dimostra la volontà di tutelare e preservare l’immagine del partito di cui è stato sempre un prezioso e leale rappresentante, oltre alla volontà di potersi difendere nel processo senza alcun condizionamento legato al proprio ruolo politico». Calandrini sottolinea inoltre che «c’è la convinzione che Tiero chiarirà nelle sedi opportune la sua assoluta estraneità alle accuse contestategli e, al contempo, si ripone la massima fiducia nell’operato della magistratura inquirente».

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