Cronaca
08.11.2025 - 20:00
Nel Lazio si gioca troppo, e sempre di più. Il dossier “Azzardomafie 2025” di Libera – curato da Toni Mira e Gianpiero Cioffredi – fotografa un fenomeno che ha assunto proporzioni imponenti: nel 2024 i cittadini laziali hanno speso 16 miliardi e 668 milioni di euro in gioco d’azzardo, di cui oltre 10 miliardi online e 6,4 miliardi nel fisico (sale scommesse, slot, Gratta e Vinci, Bingo). È la terza regione d’Italia per volume complessivo di giocate, dopo Lombardia e Campania, e la prima del Centro Italia.
Un fiume di denaro che scorre tra piattaforme digitali, bar e tabaccherie, ma che spesso si trasforma in un abisso per migliaia di famiglie. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel Lazio si stimano oltre 120.000 giocatori patologici e quasi 300.000 a rischio moderato, numeri che fanno del gioco d’azzardo una vera emergenza sanitaria e sociale.
Nel Sud del Lazio, il fenomeno assume contorni ancora più preoccupanti. A Latina, Aprilia e Terracina – secondo i dati elaborati da Libera e Adm – la spesa pro capite annua supera i 2.800 euro, con una crescita costante dell’online, in particolare tra i giovani adulti.
La provincia di Latina, per la sua posizione strategica tra Roma e Napoli, è ormai considerata un’area sensibile anche sul fronte delle infiltrazioni mafiose nel gioco legale e illegale.
Il dossier cita il Lazio tra le regioni più colpite da fenomeni di riciclaggio e usura legati al gioco, con 14 sale scommesse confiscate alle mafie e una fitta rete di punti scommesse e slot machine utilizzati per movimentare denaro illecito. “Le mafie – avverte la Direzione Investigativa Antimafia – approfittano dei giocatori affetti da ludopatia, li seguono, li contattano, concedendo prestiti a tassi usurari”.
Un circolo vizioso che nel pontino ha assunto anche i contorni della microcriminalità diffusa: usura, intimidazioni, attentati a sale slot. Episodi che si intrecciano con le dinamiche di controllo economico tipiche delle organizzazioni camorriste e della criminalità locale.
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