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Il caso

Morta dopo le dimissioni, tre medici imputati davanti al gup

I familiari della donna si erano opposti alla richiesta di archiviazione della Procura

Madre e figlia investite, ricoverate per le molteplici fratture

Tre medici che prestavano servizio nella Clinica Città di Aprilia compariranno davanti al gup del Tribunale di Latina Barbara Cortegiano il prossimo 10 febbraio e devono rispondere dell'accusa di omicidio colposo, per la morte di Paola Zecchin, una paziente di 82 anni di Latina, morta subito dopo che era stata dimessa. Era stato Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ad accogliere la richiesta dei familiari assistiti dall'avvocato Giulio Cesare Villoni e a disporre l’imputazione coatta per tre medici in servizio nella struttura sanitaria. Il reato contestato è omicidio colposo. Subito dopo le dimissioni - secondo quanto è emerso - la paziente è andata in bagno, ha tossito ed è caduta e nonostante una serie di manovre per rianimarla per lei non c'è stato niente da fare. La tragedia si era consumata il 7 gennaio del 2021.

<Negligente fino all’ultimo - aveva sottolineato il gip - la condotta dei sanitari, va per questi motivi esercitata l’azione penale nei confronti dei sanitari che ebbero in cura presso il pronto soccorso la paziente deceduta. Non è condivisibile come il personale sanitario abbia potuto valutare la paziente in “condizioni cliniche generali migliorate” ed i valori presenti nella norma considerati i risultati della frequenza cardiaca registrata dalla paziente. Quei valori non appaiono nella norma». Il giudice aveva messo in evidenza anche un altro punto: «Non è stata espletata alcuna indagine di approfondimento investigativo di tipo tecnico in ordine alla possibilità che una Tac possa aver rilevato lo stato di embolia polmonare in corso evitando il decesso. La donna è morta all’interno del bagno del reparto dell’ospedale dopo essere stata dimessa in condizioni di salute buone. Nessuna indagine inoltre - avevano messo in luce i familiari - è stata svolta relativamente all’abbandono della degente nel reparto per un’ora e mezza dopo la certificazione della sua dimissione». Secondo la prospettazione una Tac poteva rilevare l’embolia polmonare evitando la morte della paziente (aveva ricevuto il foglio di dimissioni alle 13,41 e morta quasi un’ora e mezzo dopo), e non era stata eseguita. I medici sono assistiti dall'avvocato Alessandro Marchetti. Tra tre mesi l'udienza preliminare.

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