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Giudiziaria

Don't touch, la Corte d'Appello conferma l'assoluzione per Natan Altomare

Il Procuratore Generale chiedeva di riascoltare i testimoni, la Corte ha confermato la sentenza del Tribunale di Latina. Non ci fu estorsione

Don't touch, la Corte d'Appello conferma l'assoluzione per Natan Altomare

La Corte d'Appello di Roma ha assolto Natan Altomare, latinense di 49 anni, dall'accusa di estorsione al titolare di una struttura sanitaria del capoluogo pontino perché il fatto non sussiste, confermando la sentenza pronunciata nel dicembre del 2022 dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Latina. Insomma, come sostenuto dalla difesa rappresentata dall'avvocato Pasquale Cardillo Cupo, non ci fu estorsione, tantomeno le minacce, perché il manager pontino non fece altro che chiedere gli stipendi arretrati. I giudici hanno quindi condannato la parte offesa al pagamento delle spese processuali.

La vicenda si inseriva nell'ambito dell'inchiesta Don't touch del 2015, quando l'imprenditore formalizzò la denuncia contro Natan Altomare. Fatto sta che quest'ultimo documentò subito la propria innocenza, dimostrando di vantare crediti corrispondenti alle somme che il titolare del centro sanitario sosteneva essere frutto di estorsione. Tant'è vero che inizialmente il Tribunale del Riesame aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare e il pubblico ministero Claudio De Lazzaro, sulla scorta dei documenti esibiti dalla difesa di Altomare, aveva chiesto l'archiviazione.

Nonostante il quadro prospettato dall'avvocato Pasquale Cardillo Cupo, il giudice per le indagini preliminari aveva comunque disposto l'imputazione coatta e Natan Altomare aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Era stato il giudice per l'udienza preliminare Giorgia Castriota ad assolvere il manager latinense perché il fatto non sussiste, come chiesto anche dal pubblico ministero. È stato però il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Roma a impugnare la sentenza di primo grado, chiedendo la condanna o in subordine che venissero nuovamente ascoltati i testimoni. Anche la parte civile invocava la colpevolezza dell'imputato, mentre i giudici della Corte d'Appello hanno confermato la decisione del giudice del Tribunale di Latina.

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