03.12.2017 - 08:40
La vera «ora X» per l'Autostrada Roma Latina scatterà tra due giorni con l'udienza fissata davanti al Consiglio di Stato, che deve decidere circa l'annullamento dell'aggiudicazione del bando di gara per la realizzazione di quella che si presenta, per costi e finalità, una delle opere più importanti di sempre nel Lazio. Pronunciamento atteso dunque per il 5 dicembre e che dirà se a costruire l'autostrada sarà il vincitore Consorzio Sis o se verranno riscontrate delle illegittimità e ciò rimetterebbe in pista il raggruppamento di imprese che ha proposto l'impugnazione al Consiglio di Stato. Si tratta di un'Ati composta da Salini Impregilo, Astaldi, Pizzarotti e Ghella. In ballo c'è un progetto che vale 2,7 miliardi di euro, questa infatti la somma a base d'asta, di cui 970 milioni a totale carico delle finanze pubbliche, pari ad un terzo circa del totale dell'investimento necessario. L'attuale aggiudicatario della gara, il Consorzio Sis è composto da INC Spa, (un'azienda del Piemonte) e dalla spagnola Sacyr. Nel ricorso sono state sollevate alcune questioni di legittimità e a latere della vicenda ci sono anche alcune considerazioni sul complesso dell'operazione. L'offerta vincitrice prevede l'accesso immediato ai 900 milioni di euro di fondi pubblici che verranno poi restituiti con gli interessi nell'arco di 40 anni. Una restituzione che avviene attraverso il committente, ossia la società Autostrade per il Lazio, che incasserà anche gli interessi e che deve chiedere garanzie su questa sorta di mutuo. E' un elemento questo del prestito che occupa alcuni dei motivi del ricorso in secondo grado. Secondo i ricorrenti infatti la restituzione del debito verso lo Stato per capitali e interessi è molto aleatoria in quanto i proventi della concessione (sulla gestione della strada) sono destinati in via prioritaria a remunerare la concessionaria (cioè Sis) fino alla concorrenza di 1,7 miliardi di euro. Inoltre finora alla parte residua dell'investimento, quella cioè che deve essere reperita sul mercato privato, risulta interessata solo una finanziaria di diritto inglese costituita nel 2015, la quale dovrebbe reperire circa 1,5 miliardi di euro.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione