Trentadue chili di marijuana e tutto il materiale occorrente per coltivare le piante.

E' questo quanto sequestrato dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Roma in un capannone di Ardea, con tre persone che sono state arrestate per le ipotesi di reato - contestate a vario titolo - di coltivazione, ai fini di spaccio, di sostanza stupefacente e detenzione illegale di armi.

Nel casolare attiguo a un'abitazione, infatti, veniva eseguita tutta la filiera relativa alla lavorazione della marijuana: l'area, divenuta una serra, era utilizzata per l'inseminazione, la crescista, la raccolta e la successiva vendita della droga. Per fare tutto questo era stata predisposta una sofisticata attrezzatura ed erano stati acquistati molti fertilizzanti usati per la coltivazione.

«Il sito - hanno spiegato dalla Questura - era suddiviso in quattro ambienti principali, tra loro comunicanti, nei quali erano state ricavate delle serre, ciascuna adibita a una precisa fase della lavorazione: coltivazione, raccolta, essiccatura, confezionamento. Una serra a regola d'arte, con filtri d'aria, un impianto di condizionamento, un impianto elettrico con quadri elettrici muniti di temporizzatori che regolavano l'accensione delle lampade, nonché portalampade e pannelli riflettenti».

Il blitz, chiaramente, è scattato dopo appostamenti e indagini volte ad accertare la presenza della "centrale": una volta entrati nel casolare, i poliziotti hanno sorpreso due giovani romani che stavano lavorando la marijuana, unitamente al padre di uno dei due, risultato essere il proprietario della struttura.

In più, durante la perquisizione domiciliare eseguita a carico di uno dei due ragazzi, sono stati trovati e sequestrati una pistola con matricola abrasa e ulteriori 38 grammi di hashish.

Di conseguenza, il 56enne e il figlio 27enne, insieme all'amico 31enne, sono finiti in carcere a Velletri.