Un mare di ricorsi pendenti, pochi magistrati e la necessità di fare una "scrematura" su quali cause portare avanti in modo prioritario. È grossomodo la sintesi dell'ordinanza depositata ieri dalla quarta sezione del Consiglio di Stato, che ha dato trenta giorni al Comune di Pontinia e alle altre parti coinvolte per decidere cosa fare sul ricorso presentato contro la sentenza del Tar di Latina del 2013 che aveva dato ragione all'Agas annullando due ordinanze dell'Ente.
La vicenda risale ormai a parecchi anni fa. Gli atti amministrativi oggetto della contesa, che rientra nella ben più ampia e datata querelle sulla proprietà del lotto di terreno di via Marconi, risalgono al 2011 e al 2012. Il sindaco, con due ordinanze, autorizza propri addetti a effettuare interventi di pulizia, sfalcio e operazioni analoghe. La società Agas ricorre al Tar. Lamenta una serie di violazioni e due dei motivi addotti colgono nel segno. Il Tribunale amministrativo di Latina non ravvisa ad esempio il requisito della sussistenza di situazioni eccezionali volte a motivare i provvedimenti adottati. L'Ente avrebbe potuto fare uso, a detta dei giudici amministrativi, delle procedure ordinarie. Si fa poi riferimento all'annosa contesa sulla proprietà, i cui risultati, all'epoca dell'emissione delle due ordinanze, il Comune non li avrebbe sufficientemente valutati.
Si arriva quindi, nel 2014, al deposito del ricorso d'appello da parte del Comune, in relazione al quale è arrivata ieri l'ordinanza del Consiglio di Stato. In quest'ultimo atto, la quarta sezione anticipa la fissazione di un appello straordinario il 21 luglio per definire 75 ricorsi. Pendenti, tra quelli presentati nel 2014, ce ne sono ben 280. La mole delle carte bollate è notevole, specie se rapportato al numero dei magistrati in servizio. Basti pensare che al 31 dicembre 2019, come si legge nell'ordinanza, risultavano pendenti nella quarta sezione del Consiglio di Stato ben 6.671 appelli.
Alla luce di questa situazione, i giudici hanno invitato il Comune e le altre parti, al fine di evitare di discutere giudizi da dichiarare poi estinti, se vi sia ancora la volontà di definire il ricorso. In caso positivo, è stato chiesto di depositare la documentazione indicata nell'ordinanza entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento del Consiglio di Stato.