Politica
23.04.2025 - 21:15
Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio
A due anni dall'inizio del suo mandato come Presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma traccia un bilancio dell’esperienza alla guida dell’Assemblea legislativa. In un’intervista a tutto campo, Aurigemma riflette sui risultati raggiunti, sulle difficoltà affrontate e sulle prospettive future, con uno sguardo sempre rivolto ai cittadini e ai territori.
Presidente, sono passati oltre due anni dalla sua elezione alla guida del Consiglio regionale. Che bilancio sente di poter tracciare?
«Abbiamo riportato il Consiglio regionale a essere il luogo di rappresentanza dei territori. Il Lazio è una regione complessa, composta da 378 Comuni: da Roma Capitale, che ha un ruolo unico come centro amministrativo e simbolico dell’Italia, fino al Comune più piccolo, Marcetelli in provincia di Rieti, con appena 60 abitanti. Realtà profondamente diverse, con esigenze diverse, che vanno affrontate tenendo conto delle loro specificità. Il nostro obiettivo è stato dare voce a tutti, soprattutto alle aree interne che hanno bisogno di strumenti e risorse per rispondere ai bisogni dei cittadini. Al tempo stesso, è fondamentale supportare una città come Roma nell’affrontare eventi di rilievo internazionale, come il Giubileo, che richiede una grande capacità organizzativa e di accoglienza».
C’è un progetto a cui tiene particolarmente in questo senso?
«Abbiamo lanciato un’iniziativa che si chiama “C’è tutto un Lazio intorno”, proprio per valorizzare le ricchezze del nostro territorio. Penso, per esempio, alle province di Latina e Frosinone: un’area che custodisce tesori come l’Abbazia di Fossanova, i Giardini di Ninfa, Sermoneta, Cassino. Sono luoghi che meritano attenzione e risorse per essere conosciuti e valorizzati, anche in chiave turistica».
Qual è stato il momento più difficile in questi due anni?
«Sicuramente riuscire a conciliare le esigenze della Giunta con quelle del Consiglio. La Giunta ha un ruolo esecutivo importante, ma il Consiglio regionale è l’organo legislativo, il luogo dove si discute e si approvano le leggi. Sanità, trasporti, servizi sociali: sono temi complessi, che richiedono dialogo. Fortunatamente, su molte leggi abbiamo trovato un’intesa ampia, a volte anche l’unanimità. Questo dimostra che, quando si lavora per il bene collettivo, è più facile trovare ciò che unisce che non ciò che divide».
C’è una legge in particolare che la rende orgoglioso?
«Tutte le leggi hanno una loro importanza, ma ce ne sono alcune che rappresentano bene lo spirito di condivisione e di attenzione al sociale. Penso alla legge sul caregiver familiare, approvata all’unanimità, oppure a quella sulla cooperazione sociale. Sono il risultato di un lavoro iniziato in Commissione, proseguito in Aula, arricchito da contributi trasversali. Questo è il modo giusto di fare politica: partire dalle esigenze reali, costruire insieme le risposte».
Il Consiglio regionale sempre aperto ai comuni: qual è il problema che viene maggiormente sollevato?
«Vede in particolare c’è la questione della carenza di personale. Molte amministrazioni locali, dalle più piccole alle più grandi, fanno i conti con le difficoltà di avere personale adeguato per gestire le pratiche. Un problema che si è molto ampliato con le progettualità del Pnrr. Noi proviamo a dare per quanto possibile una mano e a cercare risposte soddisfacenti per gli enti locali».
Dal punto di vista operativo, come sta funzionando l’attività del Consiglio?
«Cerchiamo di garantire una seduta a settimana. È una scelta che tiene conto anche delle esigenze dei consiglieri che arrivano da fuori Roma, per permettere loro di organizzare al meglio sia il lavoro nelle Commissioni sia l’attività sui territori. L'obiettivo è assicurare continuità e concretezza all'azione legislativa, evitando le lunghe pause che a volte vengono imputate alle assemblee regionali».
Dal punto di vista politico, come giudica questi due anni di amministrazione?
«Avendo vissuto sia il ruolo di opposizione sia quello di maggioranza, posso dire che la maggioranza comporta una responsabilità molto più grande. Hai la possibilità di incidere sulle scelte, di costruire programmi, di dare un indirizzo. È un compito che richiede visione e coesione. Nel Lazio abbiamo eccellenze in molti settori: dall’agricoltura alla farmaceutica, dalla tecnologia all’aerospazio. Il nostro è un sistema produttivo che si distingue per la qualità più che per la quantità. Pensiamo al distretto dell’aerospazio: siamo l’unica Regione in Italia che chiude l’intero ciclo, dalla produzione di razzi a Colleferro ai satelliti del Polo Tiburtino. Ci sono circa 250 aziende coinvolte, che vendono anche a governi esteri come quelli di Polonia, Brasile e Germania».
Dunque un ruolo da traino anche a livello nazionale?
«Assolutamente. Il Lazio può e deve avere un ruolo centrale nello sviluppo del Paese. Le sue potenzialità sono enormi. Ma serve una regia istituzionale forte, che metta in rete territori, imprese e istituzioni. In questo il Consiglio regionale può fare molto, a partire dall’ascolto e dal coinvolgimento di tutte le forze in campo. Perché, alla fine, il nostro compito è uno solo: lavorare nell’interesse dei cittadini».
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