Il caso
31.05.2025 - 15:00
Giorgia Meloni con la figlia Ginevra
Una frase raccapricciante, pubblicata sui social da un dipendente del Ministero dell’Istruzione, ha scatenato un’ondata di indignazione e condanne trasversali. “Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola”: queste le parole, gravissime, rivolte alla piccola Ginevra, figlia della Presidente del Consiglio, e intercettate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami.
Il riferimento è al tragico femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa brutalmente ad Afragola, colpita al volto con violenza e poi sepolta viva tra i rifiuti. Un fatto di cronaca che ha scioccato l’intero Paese e che ora viene strumentalizzato in modo aberrante per colpire la Premier Giorgia Meloni attraverso la figlia di appena sette anni.
Una doppia violenza, che colpisce una bambina e infanga la memoria di una giovane vittima. E che ha portato il deputato Paolo Trancassini, Questore della Camera e esponente di Fratelli d’Italia, a intervenire con fermezza:
“Condanno fermamente il vergognoso augurio di morte rivolto alla figlia della Premier Meloni, richiamando un tragico fatto di cronaca, e mi auguro che tutte le forze politiche facciano altrettanto con nettezza”, ha dichiarato.
“Attaccare una madre attraverso una bambina è un gesto disumano che testimonia come l’odio nei confronti della Presidente del Consiglio, spesso sottostimato da certa sinistra, rischia di superare ogni limite. Alla Presidente e alla sua famiglia va la mia piena solidarietà, con l’auspicio che il responsabile di questa mostruosità sia individuato e perseguito con rigore”.
Il post, rimosso poco dopo la sua diffusione, ha comunque lasciato un segno profondo nel dibattito pubblico, riaccendendo il tema della violenza verbale sui social e della necessità di porre limiti chiari all’odio digitale, specie quando colpisce i più piccoli.
Sul caso potrebbero aprirsi accertamenti interni da parte del Ministero dell’Istruzione e indagini della Polizia Postale per verificare responsabilità penali e disciplinari.
La premier Giorgia Meloni, sui social, ha scritto: " Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza"
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