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Il caso

Il post della vergogna contro la figlia di Giorgia Meloni

Un dipendente del MIUR augura alla figlia della premier di fare la stessa fine di Martina Carbonaro, uccisa a sassate ad Afragola. Trancassini: "Il responsabile sia perseguito"

Il post della vergogna contro la figlia di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni con la figlia Ginevra

Una frase raccapricciante, pubblicata sui social da un dipendente del Ministero dell’Istruzione, ha scatenato un’ondata di indignazione e condanne trasversali. “Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola”: queste le parole, gravissime, rivolte alla piccola Ginevra, figlia della Presidente del Consiglio, e intercettate dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami.

Il riferimento è al tragico femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa brutalmente ad Afragola, colpita al volto con violenza e poi sepolta viva tra i rifiuti. Un fatto di cronaca che ha scioccato l’intero Paese e che ora viene strumentalizzato in modo aberrante per colpire la Premier Giorgia Meloni attraverso la figlia di appena sette anni.

Una doppia violenza, che colpisce una bambina e infanga la memoria di una giovane vittima. E che ha portato il deputato Paolo Trancassini, Questore della Camera e esponente di Fratelli d’Italia, a intervenire con fermezza:

“Condanno fermamente il vergognoso augurio di morte rivolto alla figlia della Premier Meloni, richiamando un tragico fatto di cronaca, e mi auguro che tutte le forze politiche facciano altrettanto con nettezza”, ha dichiarato.
“Attaccare una madre attraverso una bambina è un gesto disumano che testimonia come l’odio nei confronti della Presidente del Consiglio, spesso sottostimato da certa sinistra, rischia di superare ogni limite. Alla Presidente e alla sua famiglia va la mia piena solidarietà, con l’auspicio che il responsabile di questa mostruosità sia individuato e perseguito con rigore”.

Il post, rimosso poco dopo la sua diffusione, ha comunque lasciato un segno profondo nel dibattito pubblico, riaccendendo il tema della violenza verbale sui social e della necessità di porre limiti chiari all’odio digitale, specie quando colpisce i più piccoli.

Sul caso potrebbero aprirsi accertamenti interni da parte del Ministero dell’Istruzione e indagini della Polizia Postale per verificare responsabilità penali e disciplinari.

La premier Giorgia Meloni, sui social, ha scritto: " Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza"

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