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Esame autoptico per la poetessa

Si è svolta ieri, presso l’obitorio dell’ospedale “Santa Scolastica” di Cassino la perizia sul corpo di Tiziana Petrolati, vittima di un incidente

Esame autoptico per la poetessa

Si è svolta ieri, presso l’obitorio dell’ospedale “Santa Scolastica” di Cassino, dove era stata trasportata dopo l’investimento mortale avvenuto in piena notte a Formia, l’autopsia sulla salma di Tiziana Petrolati, conosciuta con il cognome materno Del Regno, la 46enne originaria di Civitavecchia che, da Natale, viveva presso la struttura di accoglienza attivata dal parroco del villaggio Don Bosco, don Mariano Salpinone, per offrire assistenza a chi è privo di una casa o di un luogo dove appoggiarsi per vivere. Ieri inoltre c’è stato anche l’effettivo riconoscimento della vittima da parte di un familiare. E, mentre continuano gli accertamenti dei carabinieri della Compagnia di Formia, si attendono, adesso, i termini previsti dall’iter procedurale delle autopsie per acquisire ulteriori dettagli utili per l’esatta comprensione della dinamica del tragico impatto, al fine di capire se la donna era già caduta a terra prima dell’investimento o meno, esplodono, sui social, centinaia di testimonianze, da parte di chi conosceva la donna, che portano alla luce molti aspetti della sua esistenza che erano sconosciuti a quanti l’hanno frequentata nella sua permanenza a Formia. E provengono quasi tutte da Bologna, dove la “poetessa” era vissuta per tanti anni, le attestazioni che ne risaltano i ritmi di vita. «Nessun bolognese che abbia frequentato la zona universitaria e nessuno studente può dire di non averla conosciuta» scrive Chiara che sottolinea come «Tiziana, fosse nota come “la Controlla”, senza dimora, con dipendenze e fragilità manifeste». I conoscenti l’hanno, infatti, chiamata “la Controlla” per quella sua presenza nell’ambiente universitario dove, benché sempre isolata, ha sempre monitorato la situazione con la sua attenta osservazione, distinguendosi anche per gesti di cortesia e disponibilità che molte testimonianze sul web attestano dettagliatamente. A Formia, invece, l’avevano ribattezzata la “poetessa” per l’ininterrotta disponibilità a recitare le poesie che lei stessa componeva, come aveva iniziato a fare già durante l’esperienza in terra felsinea. E pure a Formia si era guadagnata l’amicizia di quanti condividevano l’esperienza comunitaria presso la struttura curata dal parroco don Mariano Salpinone le cui parole, non appena è venuto a conoscenza della tragedia consumatasi a un centinaio di metri dalla sede dell’ospitalità per chi non ha un tetto dove vivere, ne hanno rimarcato le peculiarità che avevano favorito il suo inserimento in una realtà geografica e sociale distante dalla sua terra di origine.

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