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Il caso

Omicidio Marco Gianni, la madre chiede giustizia

"Un femminicidio al contrario, è stato un fatto arcaico che deve essere punito. Questa mentalità si deve interrompere"

Omicidio Marco Gianni, la madre chiede giustizia

Indossa un paio di occhiali da sole scuri. E’ lucida e il tono di voce è pacato. Il dolore della madre di Marco Gianni non si può misurare. La signora Emanuela Pugno è una donna dalla tempra forte. Ha la forza di parlare e chiede giustizia al termine della prima udienza del processo. «E’ un femminicidio al contrario - dice con dignità - è un fatto arcaico e deve essere punito per interrompere questa mentalità che ancora sopravvive».


Riccardo Di Girolamo, l’uomo accusato di aver ucciso il figlio Marco Gianni, ieri era presente in aula nel processo che si è aperto in Corte d’Assise davanti al presidente Gian Luca Soana e al pubblico ministero Daria Monsurrò. L’imputato deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. In aula hanno deposto alcuni testimoni.
Un carabiniere del Nucleo Investigativo che si era occupato delle indagini ha collocato l’omicidio in una precisa fascia oraria: tra le 16,10 e le 16,36 del 13 aprile del 2023 nel vivaio in via del Villaggio a Borgo San Donato. E’ una ricostruzione che poggia le basi dalle immagini di alcune telecamere che si trovano su una Migliara, vede l’auto di Di Girolamo che passa in due occasioni.

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