Il fatto
09.11.2024 - 10:00
Ieri mattina sono iniziati gli interrogatori di garanzia dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Latina che ha portato agli arresti domiciliari i due dipendenti della Camera di Commercio di Latina, ritenuti i presunti responsabili del reato di corruzione continuata. Ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario e ha giustificato le sue condotte, Andrea Di Stefano, 50 anni, difeso dall’avvocato Claudio Maria Cardarello. L’uomo - nel corso dell’audizione - ha ricostruito i fatti e ha cercato di chiarire la sua posizione.
E’ rimasto in silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere Giuseppe Luciano, 65 anni, difeso dall’avvocato Lucio Teson. Nei confronti di Luciano il pubblico ministero Valentina Giammaria, titolare del fascicolo, ha ipotizzato anche la falsa attestazione in presenza di servizio.
Da alcuni capi di imputazione è emersa un’altra circostanza, quasi una specie di trattativa - come viene definita dal gip - tra Andrea Di Stefano e un professionista che chiede il prezzo per fare tre variazioni di società. Di Stefano gli dice che solo di spese ci sono 160 euro e che il prezzo complessivo è pari 250 euro ciascuna. In quel caso il professionista indagato nello stesso procedimento penale, cerca di trattare e chiede di diminuire il prezzo. «A du piotte l’una» per ritrattare poi in un secondo momento a 210 euro, Di Stefano in questo caso rifiuta e alla fine della conversazione l’accordo è di 700 euro invece che 750 euro.
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