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Le indagini

Bike sharing, danno da centomila euro. E si cerca il deposito

La Finanza ha ascoltato i dirigenti della polizia locale in carica tra il 2015 e oggi. Manca il tassello sulla gestione

Si scava nella genesi del progetto di bike sharing su Gaeta, su come fu presentato e cosa è stato poi fatto per implementare la mobilità sostenibile in ambito urbano. L’indagine della Guardia di Finanza di Formia, delegata dalla Procura regionale presso la Corte dei Conti, ipotizza un danno erariale di 99mila euro, pari al costo dell’acquisito delle 70 biciclette, dei quattro stalli e dell’applicazione per prenderle in prestito. L’ipotesi di danno viene al momento ricondotta ai dirigenti della polizia locale, quali responsabili del progetto, indicati in una lettera che la segretaria generale ha allegato ai documenti sequestrati lunedì dagli uomini del colonnello Luigi Galluccio. La segretaria avrebbe dunque attestato che il programma di bike sharing fu seguito dall’attuale dirigente della polizia locale, Annamaria De Filippis e dal suo predecessore Mario Renzi che si sono alternati dal 2015, anno dell’acquisito delle biciclette con un investimento interamente pubblico vicino, appunto, ai centomila euro. De Filippis e Renzi sono stati quindi ascoltati come persone informate ma adesso si tratta di chiarire anche un altro punto, chi e perché ha deciso di smontare le bici inutilizzate dagli stalli e stoccarle presso un deposito comunale. Certamente ne era a conoscenza l’assessore ai trasporti che infatti appena la scorsa settimana è stato il primo a fornire delucidazioni sulla «fine» delle biciclette destinate all’affitto per una mobilità sostenibile in città. Ha detto che era stata una scelta inevitabile, posto che le bici acquistate non erano più usate da tempo (in realtà sono state usate per pochi mesi nel 2015) in quanto la loro tecnologia e relativa applicazione erano superate. La Finanza cerca anche di capire se vi siano state contestazioni sulla tecnologia superata alla società che ha fornito le biciclette e/o a quella che avrebbe dovuto seguire il loro funzionamento. Quest’ultimo è il tassello che manca: non si riesce a capire chi avrebbe dovuto seguire il progetto, se l’amministrazione e la polizia locale direttamente, o se la gestione era stata affidata a soggetti terzi, dunque cosa hanno fatto e a quale costo. Ma soprattutto come furono selezionati per tale ruolo. Intanto nei prossimi giorni ci sarà anche una ispezione nel deposito delle biciclette per stabilire in quali condizioni si trovano e se il danno erariale è irreparabile. Cioè se mai più il Comune di Gaeta le userà o se avvierà un altro progetto di bike sharing, nel caso fosse ancora valida l’idea di una mobilità green per residenti e turisti. L’indagine della Procura erariale nasce da un esposto del marzo scorso presentato dai consiglieri di opposizione Emiliano Scinicariello, Franco De Angelis e Sabina Mitrano, dopo una interrogazione all’assessore alla Polizia Stefano Martone.

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