Giudiziaria
29.11.2024 - 13:59
E’ stato assolto dal giudice del Tribunale di Latina Enrica Villani dall’accusa di omicidio colposo. A distanza di quasi dieci anni dai fatti è uscito definitivamente di scena da tutte le accuse. L’incidente era avvenuto il 12 gennaio del 2015. E’ questa la sentenza emessa nei giorni scorsi nei confronti di G.R., queste le sue iniziali, un libero professionista di 58 anni, accusato di aver provocato la morte di un ciclista di origine indiana. L’imputato era alla guida di una Smart e sulla strada Flacca - all’altezza del chilometro 8,100 - era avvenuta la collisione con la bici condotta dalla vittima. Le indagini erano state condotte dal pubblico ministero Gregorio Capasso e sulla scorta delle risultanze raccolte si era aperto un procedimento penale. In aula nei giorni scorsi - difeso dall’avvocato Luca Ciavardini - l’uomo è stato assolto. Il pm nel corso della sua requisitoria aveva ricostruito i fatti e chiesto la condanna a un anno e quattro mesi, mentre la difesa ha scardinato le accuse e ha dimostrato la mancanza del nesso causale. In base ai riscontri raccolti, il ciclista era in fila insieme ad altri connazionali e all’improvviso sarebbe uscito non dando il tempo di reazione all’automobilista. L’incidente era avvenuto qualche minuto prima delle 13 e la vittima - a causa delle lesioni riportate - era morta sul colpo. In un primo momento la Procura aveva chiuso le indagini chiedendo l’archiviazione per il conducente della Smart sulla scorta di una perizia cinematica. Gli eredi della vittima si erano opposti alla richiesta di archiviazione ed era stata disposta l’imputazione coatta. La difesa ha messo in luce - nel corso del processo - che l’incidente non può essere imputato al 58enne. Lo spostamento del ciclista verso sinistra fu così improvviso e repentino che non ha consentito al conducente della city car di avere il tempo di reazione per scongiurare l’impatto. L’automobilista inoltre - come sostenuto dalla difesa - non ha violato alcuna norma sulla circolazione stradale. Una prospettazione pienamente condivisa dal giudice che alla fine ha assolto l’uomo.
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