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Il caso

Spari al padre, affari sotto la lente

La ricostruzione della lite familiare degenerata in tentato omicidio non convince gli investigatori della Polizia

Ferito in strada, la Polizia dà la caccia al figlio

Non è credibile la ricostruzione della scaramuccia tra padre e figlio all’origine del tentato omicidio a colpi di pistola consumato nel pomeriggio del giorno di Santo Stefano in via Appio Claudio Cieco, nel cuore del quartiere Campo Boario. Gli investigatori della Polizia non sembrano accontentarsi della versione fornita dalla vittima, Franco Mengoni di 53 anni, e per questo stanno scavando nella sua vita, come in quella del figlio Roberto di 28 anni, per capire cosa ci fosse realmente in ballo tra i due, tanto da alimentare una reazione così violenta. Del resto il genitore è stato ferito di striscio, ma in circostanze fortuite, tant’è vero che i magistrati della Procura di Latina, chiedendo l’applicazione della custodia cautelare per il figlio, non hanno valutato la gravità delle conseguenze, ma del gesto compiuto sparando ad altezza d’uomo da distanza ravvicinata.


I poliziotti della Squadra Mobile stanno lavorando per capire se tra i due l’acredine sia scaturito per questioni legate ad affari illeciti, partendo da una serie di elementi che non collimano con la storiella della lite telefonica che aveva spinto il padre a partire da Pontinia per presentarsi a casa del figlio a Latina in cerca di un chiarimento. Prima di tutto a destare sospetti è la circostanza che Franco Mengoni conservasse in auto una somma importante, pari a 6.200 euro che sì, gli è stata restituita dopo la perquisizione, ma è difficile da giustificare. Soprattutto non regge la ricostruzione che si fosse portato dietro i soldi per non lasciarli a casa, oppure nell’eventualità che servissero al figlio, tenendo conto che, appunto, avevano litigato.

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