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Due ore per descrivere gli omicidi

Ieri in aula oltre all’imputato Christian Sodano per l’assassinio di Nicoletta Zomparelli e Renée Amato anche la sua ex e un’amica di Desirée

Due ore per descrivere gli omicidi

Un’udienza lunga e carica di tensione quella di ieri, durata oltre cinque ore, durante le quali sono stati ascoltati i poliziotti della squadra mobile che hanno condotto le indagini, l'amica di Desirèe, unica sopravvissuta alla strage, lo zio dell’imputato, l’ex fidanzata Marica e, soprattutto, Christian Sodano. Il 26enne, ex maresciallo della Guardia di Finanza, ha parlato per circa due ore, rispondendo alle domande del pubblico ministero, della difesa e delle parti civili. Senza quasi mai cambiare tono di voce e senza lasciar trasparire apparentemente emozioni, Sodano ha ricostruito i momenti che hanno portato all’omicidio di Nicoletta Zomparelli e Renèe Amato. Nemmeno quando il marito e padre delle vittime, ha avuto un moto di sussulto in aula, Sodano ha mostrato segni di turbamento o ha chiesto scusa. Un atteggiamento che ha lasciato attonita la famiglia delle vittime, come sottolineato dal loro avvocato Marco Fagiolo al termine dell'udienza: «Nelle sue parole, non abbiamo mai sentito una richiesta di perdono, ma solo “io, io, io”. Anche subito dopo la tragedia, nella lettera scritta, non chiede scusa, ma si concentra sul proprio dolore».

Durante l’udienza, il sovrintendente capo della Polizia ha illustrato le prove raccolte, tra cui i video di sorveglianza che mostrano la lite tra Sodano e l’ex fidanzata Desirèe poco prima della tragedia. Sodano ha descritto in aula il momento del duplice omicidio, sostenendo di aver sparato a Renèe “istintivamente” e di aver colpito Nicoletta subito dopo. Ha poi cercato Desirèe, chiedendole di ucciderlo, e infine ha sparato altri due colpi a Renèe agonizzante. Durante la deposizione, ha dichiarato di considerare le vittime come una madre e una sorella, un’affermazione che ha suscitato l'indignazione dei familiari delle vittime. Si torna in aula martedì 15 aprile.

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