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Il punto

Plasmon, faccia a faccia con le sigle sindacali

Convocato per venerdì il tavolo per discutere della possibile vendita del marchio. L’obiettivo: salvare posti di lavoro e produzione

Plasmon in vendita? Scatta l’allarme per il sito pontino

C’è una data per l’incontro con i vertici della Plasmon, mentre si attende ancora una risposta da parte dei Ministeri dell’Agricoltura e del Made in Italy, chiamati in causa per attenzionare il possibile processo di vendita e per salvaguardare anche tutti gli investimenti degli ultimi anni, oltre che i posti di lavoro. Si evolve così la vicenda relativa alla possibile vendita della Plasmon, con la multinazionale Kraft Heinz che avrebbe avviato un’operazione esplorativa per valutare la cessione del marchio, affidando l’incarico alla banca d’affari Houlihan Lokey.

Venerdì prossimo, nel pomeriggio, l’ad incontrera i segretari dei sindacati Fai Csil, Flai Cgil e Uila Uil, rispettivamente Islam Kotob, Stefano Morea e Giorgio Carra, oltre che le Rsu, per cercare di fare chiarezza sulle indiscrezioni relative al caso (finora non ci sono state smentite) le cui ragioni sono ancora molto difficili da interpretare. E in situazioni di questo genere, con la vendita da parte di una multinazionale, le informazioni compete arrivano sempre a partita ormai conclusa.

D’altronde, è sin da quando ci fu l’unificazione tra Heinz e Kraft che i sindacati hanno acceso i riflettori sulla Plasmon: i due brand ruotano entrambi attorno al mondo delle salse, per cui biscotti, omogenizzati e prodotti per l’infanzia non rappresentano un core business, bensì una produzione di nicchia ereditata a seguito del processo di acquisizione. A questo si deve aggiungere un altro grande impedimento: il calo delle nascite, soprattutto in Italia, dove è localizzato il 90% della produzione di Plasmon.
Su questo, però, si è lavorato. Fino ad oggi sono stati portati avanti tavoli per spingere verso l’apertura ad una produzione e a spazi di mercato alternativi, e ciò in parte è stato fatto. A questo si aggiunga che la vendita di uno stabilimento non significa necessariamente riduzione di produzione e di posti di lavoro: la vendita dello stabilimento Plasmon di Ozzano Taro a Newlat, avvenuta 10 anni fa e per cui c’era molta preoccupazione, non ha intaccato l’occupazione e l’attività, tanto che è stata mantenuta persino la produzione del latte in polvere, sebbene adesso per conto di un’altra azienda.

Presupposti più che necessari per evitare di fare allarmismi, ma è chiaro che questo processo richiede un’attenzione particolare, motivo per cui le tre sigle hanno chiesto un incontro con l’amministratore delegato, calendarizzato per venerdì. Pressing ora sui due Ministeri, vista l’importanza del marchio storico che negli anni ha ricevuto anche un importante supporto dal Governo, per migliorare la produzione e garantire posti di lavoro. Investimenti che sono arrivati e che ora vanno difesi, soprattutto se si tratta di un’azienda che utilizza quasi esclusivamente materie prime italiane, valorizzando anche tutto il comparto agroalimentare locale. Insomma, c’è molto da salvaguardare e da attenzionare. L’imperativo, quindi, è uno: tutto deve avvenire alla luce del sole.

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