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Il fatto

Sposa bambina, inchiesta bis sul parto indotto nell’ospedale campano

La Procura di Torre Annunziata mette sotto la lente i fatti avvenuti nel nosocomio di Castellammare di Stabia a novembre del 2021

Sposa bambina, inchiesta bis sul parto indotto nell’ospedale campano

Ci sarà una seconda inchiesta sul caso della sposa bambina. La Procura di Torre Annunziata ha messo sotto la lente la vicenda dell’aborto avvenuto nell’ospedale di Castellammare di Stabia nel 2021. Il fatto è emerso a latere dell’indagine sullo spaccio di droga contestato ai coniugi Ferdinando Di Silvio, detto Gianni Zagaglia, poiché a casa loro viveva la dodicenne campana andata in sposa al figlio, all’epoca dei fatti anch’egli minorenne. Come si sa, ai coniugi Di Silvio viene contestato il reato di violenza sessuale, esteso anche ai genitori della ragazzina, poiché erano consapevoli di quanto avveniva in quella casa, dei rapporti sessuali tra i due minori e della gravidanza della sposa bambina. Ad agosto 2021, quando la vittima aveva soltanto 12 anni, la convivenza era già in essere, ad agosto dello stesso anno, durante una visita medica, la ragazzina è risultata essere incinta.

oche settimane più tardi, a settembre 2021, è stato celebrato il matrimonio sinti trai due ragazzini; alla festa hanno partecipato anche i genitori di lei che erano dunque «perfettamente a conoscenza che la minore intratteneva rapporti sessuali con il fidanzato». Passano altri due mesi e a novembre del 2021 un medico della provincia di Latina, scopre che il feto che la piccola aveva in grembo era morto, a quel punto bisognava indurre il parto.

Ma quella «operazione» non viene effettuata a Latina, bensì all’ospedale di Castellammare di Stabia dove la ragazzina viene condotta dai suoi genitori. La gravidanza era giunta alla ventiduesima settimana e il parto viene indotto. Poi tutti torneranno a Latina, compresa la sposa dodicenne che rientrerà, traumatizzata, nella casa dei Di Silvio. Dunque quel suo passaggio al nosocomio campano poteva essere lo step giusto per far intervenire i servizi sociali e segnalare la vicenda alle forze di polizia, essendo una storia certamente anomala vista l’età della paziente. Invece non è successo nulla e in realtà, secondo quanto emerso finora, non risulta un intervento dell’epoca da parte dei servizi sociali.

Nessuno si è accorto di niente, neanche del fatto che una bambina di 12 anni non stava andando a scuola, da nessuna parte, né nella sua città campana di origine né a Latina dove comunque ufficialmente si era trasferita con i genitori. Non si conosce il motivo, ad oggi, per il quale il primo medico di Latina, quello che si è accorto del feto morto, non abbai a sua volta segnalato la vicenda o, se lo ha fatto, come mai non ci sono stati altri interventi a tutela della minore, che è rimasta a vivere nella casa dei Di Silvio fino al giorno degli arresti avvenuti a febbraio scorso e per un’altra motivazione, il contestato spaccio di droga nella zona di Campo Boario dove i carabinieri erano arrivati seguendo le tracce di numerosi assuntori del capoluogo e dei dintorni.

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