Cronaca
27.03.2025 - 14:30
Stamattina davanti al giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli si sono celebrati gli interrogatori di garanzia di Giulia De Rosa detta Cipolla e Marco Ranieri, rispettivamente 51 e 60 anni, indagati per il reato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall'utilizzo di un'arma, ossia per l'agguato a colpi di pistola del 11 gennaio 2010 in viale Petrarca costato la vita a Paolo Celani, sei mesi dopo, per le complicazioni della ferita all'addome. Entrambi gli indiziati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del gip che ha emesso a loro carico l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Giuseppe Miliano e Martina Taglione in seguito alla riapertura del caso archiviato tredici anni fa.
In particolare Giulia De Rosa, già ristretta presso la casa circondariale di Rebibbia a Roma per traffico di droga, sospettata di essere stata la mandante del delitto, ha scelto la strategia del silenzio. Mentre Marco Ranieri, presunto esecutore materiale dell'agguato, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha poi reso spontanee dichiarazioni, respingendo le accuse a lui rivolte, cioè sostenendo di essere estranei ai fatti. L'inchiesta a loro carico è stata avviata in seguito alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, che conosceva la vittima, avendo condiviso l'appartenenza allo stesso ambiente criminale, quello dei Ciarelli, essendo lui il genero di Ferdinando detto Furt. Rivelazioni che troverebbero conferma nella rilettura di vecchie intercettazioni, ma anche attraverso una serie di conversazioni captate di recente tra i sospettati e i loro familiari.
Il pentito ha confermato i sospetti su Marco Ranieri, acquisiti dai poliziotti della Squadra Mobile già nell'immediatezza dei fatti, quando lo arrestarono per un arsenale che tuttavia non contava la pistola utilizzata per l'omicidio, ma soprattutto ha rivelato che a commissionargli la vendetta a colpi d'arma da fuoco sarebbe stata proprio Giulia De Rosa. Un dettaglio questo introdotto già in precedenza da un altro pentito, Renato Pugliese, arricchito però dal movente rivelato sempre da Pradissitto: l'astio tra De Rosa e Celani sarebbe sorto per un orologio Rolex d'oro che la vittima avrebbe ricevuto dal figlio di "Cipolla" in cambio di una modica quantità di cocaina e che poi non avrebbe voluto restituire.
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