Cronaca
05.04.2025 - 09:30
Il gip del Tribunale di Velletri ha convalidato il fermo di Massimiliano Santachiara, ventottenne di Nettuno, accusato dell’omicidio di Cosimo Ciminiello. Il trentasettenne è stato ucciso con un colpo di pistola al petto in via Lucania, a Nettuno, la sera del 23 marzo. Davanti al giudice, Santachiara - difeso dagli avvocati Sandro Marcheselli del Foro di Latina e Angela Porcelli del Foro di Roma - ha scelto di non rispondere, ma ha dichiarato: «Sono innocente, non l’ho ucciso io». Resterà in carcere.
Determinanti per il fermo sono state le immagini di videosorveglianza che avrebbero ripreso l’auto dell’indagato nei pressi del luogo del delitto e in fuga pochi istanti dopo. Gli investigatori, supportati anche da analisi dei tabulati e testimonianze, ritengono solido il quadro indiziario.
Il proiettile, partito da un’arma calibro 22, ha colpito Ciminiello al petto. Il bossolo è stato rinvenuto accanto al corpo, ma l’arma del delitto non è ancora stata trovata. Sulle cause dell’omicidio vige ancora il massimo riserbo. L’ipotesi più accreditata è quella di un regolamento di conti legato al mondo della droga.
Ciminiello, originario di Modugno, lavorava per una ditta di trattamento delle acque. Era padre da pochi mesi e aveva tentato in passato un percorso di disintossicazione. Non aveva precedenti penali, ma l’uso di sostanze ne aveva segnato il vissuto. Aveva frequentato il liceo scientifico e successivamente l’università.
Santachiara, invece, è noto alle forze dell’ordine. Già arrestato nel 2018, era stato coinvolto in rapine ad Anzio e Latina, insieme alla madre e al compagno di lei. Ora è accusato di omicidio.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione