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Il caso

Il Tar ha deciso, resta l'interdittiva per la Mamo Advertising

La società di proprietà di Massimiliano Ambrosini era finita nell’inchiesta Assedio a seguito delle conversazioni captate dagli investigatori

Il Tar ha deciso, resta l'interdittiva per la  Mamo Advertising

L’interdittiva antimafia scattata a carico della Mamo Advertising di Aprilia, resta in vigore. Lo ha deciso il Tar di Latina che ha respinto la richiesta di una ordinanza di sospensione dell’atto emanato dalla Prefettura. La società di proprietà di Massimiliano Ambrosini era finita nell’inchiesta Assedio (il titolare non è indagato) a seguito delle conversazioni captate dagli investigatori della Dda e dell’Arma che parlavano di questa società come il mezzo per poter fatturare ordini di materiale pubblicitario fittizi in modo da far uscire e rendere disponibili somme di denaro che servivano al boss Patrizio Forniti. Non solo.

Il titolare nel 2020, venne tratto in arresto perché nel garage a sua disposizione e della sua ditta, vennero rinvenuti addirittura 20 chili di cocaina. Prima della chiusura dell’inchiesta Assedio però, Ambrosini venne assolto per quel carico di droga, salvo poi ricomparire, sempre nelle intercettazioni, proprio riferite ad un carico di droga che lo stesso Forniti in collaborazione con i due generi, Salami e Aitoro, avrebbero trasportato in quel garage. Emergerebbe quindi, la consapevolezza dell’Ambrosini di dover custodire la droga tanto da essersi offerto lui stesso di usare un magazzino in via Nerva e da contrattare con Dei Giudici il suo compenso per questo.

Non solo ma ha rassicurato il clan che avrebbe tolto le chiavi dalla disponibilità dei suoi collaboratori. Proprio il fatto che quel magazzino fosse disponibile a più persone fu alla base della sua assoluzione.

Ma la società in questione emerge anche in altre parti dell’inchiesta: era quella che aveva provveduto a fornire il materiale elettorale per Lanfranco Principi, incarico pagato dall’Antolini. Inoltre vi è un interessamento degli indagati in merito a dei crediti dell’amministrazione da pagare proprio alla Mamo. Ambrosini, risulterebbe anche tra gli imprenditori a cui la cosca si sarebbe rivolta in cerca di soldi per il sostentamento dello stesso Forniti finito in carcere per il processo che lo vedeva imputato con i Gangemi: con lui anche i fratelli Tesei, Benvenuti e Stradaioli.

Una società intorno alla quale per gli inquirenti girano una moltitudine di interessi, anche quelli elettorali del sindaco arrestato. Per gli inquirenti infatti, lo zio di Ambrosini, Antonio Ziino, sarebbe il «procacciatore dei voti occorrenti alla elezione del Principi, presso cui è poi lestissimo a battere cassa una volta intervenuta la sua elezione a vice sindaco, sponsorizzando l’assunzione del proprio figlio e l’affidamento di appalti a favore della società del proprio nipote Massimiliano Ambrosini».

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