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Il fatto

Chili di coca tra Roma e Cisterna, per Tei niente sconti in Cassazione

Il braccio destro di Elvis Demce resterà in cella, intanto da Frascati l'operazione della Dda sugli autori della sua gambizzazione

Lesioni personali e colpose, la Cassazione conferma la condanna

Tei resterà in carcere. La Corte di Cassazione infatti, non ha concesso alcun tipo di “sconto” al noto narcotrafficante che aveva inizialmente ottenuto dal Gip di Roma il rigetto della richiesta del Pm per la detenzione in carcere. Lo stesso Pm aveva quindi deciso di andare al Riesame che invece aveva sconfessato il Gip e disposto la detenzione in carcere. E ora Tei, considerato il socio, braccio destro di Elvis Demce, indiscusso boss del narcotraffico tra Tor Bella Monaca e i Castelli romani dove ha intessuto una violenta guerra per le piazze di spaccio con un sodalizio criminale che operava tra Velletri e Cori, ha deciso di chiedere alla Corte di Cassazione la modifica di quella decisione.


E la Corte ha detto «no». Nell’ordinanza che lo ha portato in carcere, tra le varie contestazioni che partono dall’associazione per delinquere di stampo mafioso (con Demce Elvis, promotore e organizzatore dell'associazione, Zeppetella Cristiano, Lori Alessio, Bumbaca Simone, Sckrepi Nikolin, Bastianelli Francesco, Corvesi Alessandro e Buonomo Andrea, già giudicati separatamente e condannati in primo grado con sentenza di condanna in data 13 dicembre 2022) al Tei, peraltro vittima anche di due tentati omicidi finiti con la sua gambizzazione, veniva contestata la cessione di ingenti quantitativi di cocaina.

Uno anche a Cisterna. Nella città dei butteri infatti, la dda avrebbe raccolto elementi sulla cessione, in concorso con Demce Elvis, a Conti Alessandro di un quantitativo non meglio specificato ma ingente di sostanza stupefacente del tipo cocaina destinato a ulteriori cessioni. Due giorni dopo un’altra cessione stavolta stimata in 5 chili di cocaina sempre a Cisterna e sempre al referente pontino del sodalizio. Altri 20 chili di polvere bianca ceduta a Roma. Insomma, Tei non era uno spacciatore di strada, anzi era uno dei soggetti a cui il capo si affidava proprio per la distribuzione dei grossi quantitativi di droga da spacciare.


La decisione della Corte, parte da un difetto tecnico nella deposizione del ricorso, ma entra comunque nel merito ricordando come la partecipazione del Tei al sodalizio sia stata provata eccome. Niente vizio di motivazione quindi e carcere confermato.
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