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Piano antenne, un'altra fumata nera in commissione ambiente

Lo strappo dell’assessore Addonizio: «Regolamento con vari profili di illegittimità». E l’approvazione salta

Piano antenne, un'altra fumata nera in commissione ambiente
Sembrava che dovesse andare tutto liscio nell’approvazione del piano antenne del Comune di Latina. Invece, il colpo di scena arriva quando prende la parola l’assessore Franco Addonizio che in sostanza definisce illegittime alcune norme del piano, tra lo stupore dei consiglieri del centrodestra, arrivati ieri in commissione convinti che si sarebbe approvato tutto senza problemi.
Invece dopo due ore di seduta il punto viene rinviato alla settimana prossima, ma la questione appare tutta politica. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Cesare Bruni, in commissione per sostituire la componente Valentina Colonna, ha preso la parola ed era visibilmente contrariato dall’intervento di Franco Addonizio. Al quale ha chiesto di mettere neru su bianco in una relazione le sue affermazioni e di motivare i perché le norme sarebbero illegittime. Un fatto grave, questo, in quanto è stato sostanzialmente affermato che i componenti della commissione, guidata dal presidente Alessandro Porzi, hanno messo assieme un regolamento che non rispetta le norme nazionali.

«Il nostro lavoro è stato portato avanti cercando di contemperare il diritto alla comunicazione con il diritto alla salute e al rispetto dell’ambiente» ha commentato a margine della commissione il presidente Porzi. Il quale, nelle settimane scorse, aveva presentato le dimissioni proprio perché non si riusciva ad approvare questo regolamento. Quella mossa ha portato a una riunione di maggioranza sul tema con sindaco Matilde Celentano che si era presa l’impegno dell’approvazione del nuovo pianto antenne, annunciando che le divergenze erano state superate. Ma ieri pomeriggio l’assessore all’Ambiente Franco Addonizio ha sostanzialmente smentito il sindaco, sollevando perplessità e bloccando dunque l’approvazione del regolamento. La commissione ha accolto l’indicazione di Bruni e ha chiesto all’assessore di presentarsi con una relazione scritta per motivare le perplessità.

La sensazione è che la distanza all’interno del centrodestra tra Noi Moderati (partito dell’assessore Addonizio) e il resto della maggioranza è ancora ampia. Questo ennesimo strappo è lì a dimostrarlo.  Ora c’è davanti un’altra settimana per rimettere a posto le cose, almeno per salvare questo piano antenne la cui gestazione è una vera odissea.
Acqua, l'affondo di Cusani sull'Egato4: "Va commissariato"
Richiesta ufficiale del sindaco di Sperlonga alla Regione: «Palese inerzia»
L’ente d’ambito numero 4 va commissariato. E la riochiesta formale arriva nientemeno che dall’ex presidente della Provincia Armando Cusani, oggi sindaco di Sperlonga. Attraverso un atto formale il Comune di Sperlonga ha chiesto alla Regione Lazio il commissariamento dell’Egato 4 Latina, denunciando «una condotta inerziale» da parte dell’ente nella predisposizione tariffaria 2024-2029. Secondo il Comune, il mancato rispetto del termine fissato al 31 ottobre 2024 per l’invio della documentazione all’Autorità di regolazione (Arera) ha provocato danni economici rilevanti ad Acqualatina, società che gestisce il servizio idrico in provincia di Latina, e di riflesso ai Comuni azionisti.

Cusani ricorda che la rete idrica dell’Ato 4 «è caratterizzata da impianti vetusti e perdite superiori al 70% dei volumi immessi». Per far fronte a questa situazione, Acqualatina aveva proposto all’Egato un incremento tariffario medio del 9,5% per il triennio 2024-2026, con l’obiettivo di sostenere gli investimenti e ridurre le dispersioni. L’Egato ha invece approvato un aumento limitato al 3,5% annuo sull’intero periodo regolatorio, scelta che – secondo Sperlonga – ha generato un «forte e persistente squilibrio finanziario» per la società. Un tema, questo, mutuato da quanto sostenuto dall’ex amministratore delegato di Acqualatina Marco Lombardi, il quale,   in una nota del maggio 2025, ha certificato che l’indicatore di sostenibilità del debito (Adscr) è sceso a 0,56, ben al di sotto della soglia minima di 1,1 prevista dai contratti. Un segnale allarmante, che evidenzia come i flussi di cassa non coprano nemmeno la metà del fabbisogno per il servizio del debito. A questo si aggiunge il ritardo nei finanziamenti Pnrr: al 1° luglio 2025 il gestore vantava anticipazioni per 5,5 milioni di euro senza aver ricevuto erogazioni. L’ente d’ambito ha invece sempre respinto questi scenari, finendo per approvare appunto al minimo possibile l’aumento delle tariffe.

La mancata approvazione della predisposizione tariffaria entro i termini ha avuto anche conseguenze dirette: Arera ha escluso Acqualatina dalle premialità di qualità tecnica e contrattuale, con una perdita stimata tra 1,2 e 1,4 milioni di euro. Solo per il miglioramento del sistema fognario e della qualità delle acque depurate, le somme perse ammontano a oltre un milione di euro. «Questa inerzia – scrive Cusani – compromette la stabilità finanziaria di Acqualatina e incide sui bilanci dei Comuni azionisti, che detengono il 51% della società». Per questo il sindaco invoca l’applicazione dell’articolo 172 del Codice dell’Ambiente, che prevede l’intervento sostitutivo della Regione e, in caso di ulteriore inadempienza, la nomina di un commissario ad acta da parte del Governo.

La richiesta è chiara: un intervento immediato della Regione per garantire «efficienza e legalità» nella gestione del servizio idrico, scongiurando ulteriori perdite e tutelando la collettività. «Ogni mancato intervento – avverte Cusani – comporta responsabilità amministrative e contabili, con inevitabili riflessi sui bilanci comunali».
La mossa di Cusani si inserisce prepotentemente in un clima di scontro già acceso tra il gestore idrico e i sindaci della provincia pontina. La richiesta di aumento di capitale è all’ordine del giorno dell’assemblea dei soci del prossimo 17 settembre. 
“Innanzitutto – precisa Addonizio – non ho detto nulla di nuovo rispetto a quanto già emerso nelle varie commissioni che si sono svolte sul tema. Le perplessità tecniche e normative erano già state sollevate dalla società incaricata della redazione del regolamento, e riportate nella relazione ufficiale inviata al Comune e trasmessa regolarmente a tutti i commissari”.

La vicenda che ha dato origine alle polemiche, spiega l’assessore, nasce da un colloquio informale avvenuto a margine di una commissione, alla presenza di consiglieri di maggioranza e opposizione. Durante quella conversazione, la consigliera Campagna avrebbe dichiarato apertamente che l’opposizione non avrebbe comunque votato il regolamento. Addonizio, dal canto suo, avrebbe semplicemente fatto notare che proprio le parti più critiche del testo erano state richieste dall’opposizione, anche su sollecitazione di alcune associazioni intervenute nelle sedute precedenti.

A quel punto, il consigliere Cesare Bruni – pur non essendo membro della commissione – ha invitato l’assessore a ribadire pubblicamente le sue osservazioni, chiedendo se le motivazioni fossero di natura politica o tecnica. “Ho respinto ogni insinuazione politica – chiarisce Addonizio – ricordando che il consigliere Bruni non aveva partecipato alle sedute in cui le criticità erano state esposte in dettaglio”.

L’assessore sottolinea anche un altro punto cruciale del dibattito: la bocciatura, da parte dei consiglieri Bruni e Bellini, dell’articolo 23 del regolamento, ovvero la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che avrebbe consentito un adeguamento automatico del testo alle future modifiche legislative, tutelando il lavoro svolto dalla commissione.
“È quindi fuorviante parlare di strappo – conclude Addonizio –. Ho sempre lavorato per portare il regolamento in aula nel più breve tempo possibile, ma nel rispetto pieno delle normative vigenti. Il mio obiettivo è consegnare alla città un piano antenne solido, legittimo e difendibile, che non esponga il Comune a potenziali ricorsi”.

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