Cerca

Sviluppi

Rapine del secolo scorso, il processo si chiude dopo 26 anni

In sei accusati di una serie di colpi. I fatti nel 1999.In Appello: tutto prescritto

Debito con gli Acquedotti, il privato perde in tribunale

Questo processo che si è concluso ieri a Roma finisce definitivamente  26 anni dopo i fatti. Finisce 10 anni dopo la sentenza di primo grado ed entra di diritto nei processi penali più lunghi di sempre, probabilmente della storia della Corte d’Appello di Roma se non di Italia. Reato prescritto per sei imputati, tutti di Latina,  accusati di aver commesso una serie di rapine sia nel capoluogo che a Sezze utilizzando sempre  lo stesso modus operandi. In un caso -  raccontano le cronache dei giornali  dell’epoca -  era stato esploso anche un colpo di pistola finito sulla scrivania dell’attività commerciale.  Nel capo di imputazione erano state contestate due rapine e una tentata rapina.  I fatti appartengono al secolo scorso. All’epoca ancora non era entrato in vigore l’euro e infatti nel capo di imputazione  il bottino dei colpi  è espresso in lire. E’ una circostanza che rende bene l’idea del tempo trascorso, così come non esisteva WhtattsApp e soltanto pochissime persone avevano la possibilità di avere  il telefono cellulare. E’ una premessa  storica doverosa per contestualizzare il tempo trascorso.  


In un caso erano stati rapinati  30 milioni di lire per una rapina al Centro Commerciale Emiliani di Sezze Scalo sulla Monti Lepini  e nell’altro caso  15 milioni tra assegni e denaro contante. Era stato questo il bottino dell’azione commessa in un distributore di Latina.  La sentenza con cui è stata dichiarata l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione  è stata emessa dal Presidente del Collegio Penale della  Corte d’Appello di Roma  Daniela Rinaldi contestuale alla lettura del dispositivo.  «Dalla data del commesso reato  sono decorsi oltre 22 anni e sei mesi e sono quindi  decorsi i termini massimi di prescrizione, calcolati secondo la legge vigente all’epoca del fatto». Gli imputati avevano proposto appello  e  il Collegio Penale alla fine ha messo la parola fine alla vicenda con una motivazione in base al principio della Cassazione del 2009.

 «Deve concludersi che nel caso di specie  la dichiarazione di improcedibilità  per intervenuta prescrizione prevale sulla formula di proscioglimento  nel merito non risultando dagli atti  elementi di prova idonei a fondare una pronuncia di assoluzione. In riforma  della sentenza del Tribunale di Latina  dichiara di non doversi procedere nei confronti degli imputati perchè estinti per prescrizione ed elimina le relative pene principali e accessorie».  Hanno scritto i giudici.   I fatti nel settembre del 1999 tra il 7 e il 22 .  Il collegio difensivo aveva impugnato dieci anni fa le condanne per sei imputati, quattro invece erano stati assolti. Per anni  del processo non si è saputo nulla fino all’ultimo atto che si è concluso a Roma. 

Le indagini per risalire ai presunti responsabili erano state condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina ed erano state emesse anche delle misure restrittive all’epoca dei fatti dal gip di Latina.  Il decreto che disponeva il giudizio riporta la data del  12 gennaio del 2004, a causa di difetti di notifica,  una serie di rinvii,  cambi di collegio penale c’erano voluti 11 anni e mezzo per la sentenza di primo grado. Era venuto meno il vincolo associativo e le condanne erano state da uno a quattro anni e sei mesi.  Già in primo grado alcuni reati erano stati dichiarati prescritti, ieri nel corso della prima  e unica  udienza, i  magistrati romani si sono pronunciati con la sentenza di prescrizione.  A distanza di 26 anni è finito tutto.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione